David Brooks

Il valore nobilitante dell’umiltà

«Circa un secolo fa, Walter Judd era una ragazzo di diciassette anni che sognava di andare a studiare all’Università del Nebraska. Suo padre lo prese da parte e gli disse che, nonostante la famiglia fosse stata felice di pagare il college alle due sorelle di Judd, lui non avrebbe ricevuto un soldo né per le tasse scolastiche, né per il vitto o l’alloggio.

Il padre gli spiegò che pensava che un giorno sarebbe potuto diventare un ottimo medico, ma che aveva intravisto in lui una tendenza a impigrirsi: un po’ di duro lavoro durante il college non avrebbe potuto che fargli bene. Judd partì per l’università in treno, e, arrivato alla stazione alle 10.30, alle 12.15 aveva trovato un lavoro come lavapiatti alla mensa della YMCA (Young Men’s Christian Association). Durante il primo anno fece quel lavoro ogni giorno, alzandosi alle 6 tutte le mattine e senza poter uscire con una ragazza fino all’ultima settimana di corso.

Judd diventò medico, un coraggioso medico missionario, e un membro di spicco del Congresso dal 1943 al 1963.

É un piccolo aneddoto, che però illustra molto bene un paio di cose. Primo, che all’epoca era possibile mantenersi al college lavando piatti. Ma soprattutto, che le persone erano propense a ritenere altamente nobilitanti i lavori al gradino più basso della scala sociale, e moralmente pericolosi, invece, quelli più prestigiosi. Questo per dire che le classi sociali erano, a livello morale, ribaltate rispetto al livello mondano.
(…) Le classi lavoratrici erano dotate di autocontrollo, mentre i ricchi e i professionisti potevano lasciarsi prendere la mano dagli eventi e dalle cose.

Quest’idea, tra le altre cose, aveva radici bibliche. Nella Torah, Dio non sceglie i membri del popolo eletto tra quelli delle nazioni più potenti, illustri o popolose. Sceglie un gruppo di persone piccolo, umile. La bibbia ebraica è piena di personaggi che sono esuli, o provengno dagli strati inferiori della società, e ciononostante vengono scelti per i momenti cruciali: Mosè, Giuseppe, Saul, Davide e Ester».

David Brooks, The New York Times (per continuare a leggere, clicca QUI).

 

David Brooks è autore per noi di L’animale sociale:

David Brooks - L'animale socialeLe discipline che studiano il cervello umano – dalle neuroscienze alla sociologia, dall’economia comportamentale alla psicologia – hanno ormai scardinato la concezione secolare dell’uomo come entità divisa: da un lato la ragione a comandare, dall’altro le passioni da controllare. Un disegno che non rende conto della meravigliosa profondità dell’essere umano, e che anzi ha causato danni sul piano sociale, politico ed economico. L’inconscio non è solo importante, ma è il vero motore del nostro pensiero e delle nostre azioni, il reale e concreto fondamento della ragione. E l’uomo non è un animale razionale e individualista: al contrario, è un animale sociale, definito dalle relazioni con gli altri e legato ai suoi simili. «È come se vivessimo in una casa dove abbiamo sempre saputo che c’era un seminterrato» scrive David Brooks. «Ora però abbiamo scoperto che quel seminterrato è molto più grande di quanto avessimo mai pensato».

 

 

 

 

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