Vittorio Bo: “Il grande romanzo civile
di Coates contro chi ancora vuole
creare barricate inutili e inattuali”

Vittorio Bo

Vittorio Bo, presidente di Codice Edizioni

“Tra me e il mondo” è una riflessione seria, attenta e drammatica di una situazione – il razzismo e le evidenti condizioni di disuguaglianza – che si considera superata dal progresso ma così non è, non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo. Ta-nehisi Coates ha scritto un libro amaro, di quelli che però ti spingono a chiederti “cosa possiamo fare per cambiare?”. Senza queste voci, fuori dal coro e – spesso – scomode, tanti fatti di drammatica violenza verrebbero fatti passare sotto silenzio. L’idea che viviamo in una società equa è costantemente smentita perché il problema della disuguaglianza lo viviamo quotidianamente, tutti i giorni ne abbiamo davanti ai nostri occhi un esempio. Le grandi migrazioni, le imbarcazioni che diventano carrette di morte, l’esclusione – fisica e mentale -, la povertà.
Coates, inserito di recente dal Time nella lista dei 100 personaggi più influenti al mondo, si è dimostrato un grande narratore, capace di scrivere un grande libro civile. E, al di là dei riconoscimenti letterali e mediatici, ha saputo incidere con forza sull’opinione pubblica che si occupa di temi globali. Attraverso il suo lavoro di giornalista e anche nel suo precedente romanzo – “The Beautiful Struggle”, in cui racconta gli anni dell’adolescenza a Baltimora e a forte influenza di suo padre, un’ex Black Panther -, Ta-nehisi porta avanti la sua testimonianza. E anche la scelta di sceneggiare il fumetto di Black Panther è un altro segno della sua militanza e volontà di raccontare con tutti i mezzi possibili questo mondo. Il nuovo fumetto della Marvel si inserisce nel grande filone della letteratura di denuncia, come prima di lui Martin Luther King e tanti altri simboli che si sono schierati per i diritti degli afroamericani.
coates_covers-04“Tra me e il mondo” diventa così monito e insegnamento, consapevolezza e accusa nei confronti di una società che si è evoluta solo a parole. Negli Stati Uniti la legalità nel possesso di armi consente una difesa non più legittima ma in molti casi personalistica. Ripercorrendo gli omicidi di innocenti afroamericani che negli ultimi anni hanno scosso l’America, Coates si scaglia anche contro le forze dell’ordine che mettono in atto queste forme di giustizia personalistica o di disattenzione nei riguardi dei più indifesi. Ci forza a non voltare lo sguardo. A prendere coscienza della nostra presunta democrazia. Una democrazia per molti versi “finta” perché – ci dice Ta-nehisi – il razzismo è ancora drammaticamente dentro a chi vuole creare barricate inutili e inattuali.

Vittorio Bo

 

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