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La Rete ci cambia

clay_shirkyPubblichiamo un estratto dell’intervista di Alberto Abburrà a Clay Shirky su La Stampa di oggi a Clay Shirky.

La Rete ci usa, ci sfrutta, ci fagocita e spesso ci cambia. Ma in meglio. A sostenerlo è Clay Shirky, scrittore statunitense esperto di social media e docente presso la New York University, da sempre interessato ad analizzare gli effetti sociali ed economici delle nuove tecnologie sull’uomo. Nel suo ultimo libro “Congnitive surplus, creativity and generostity in a connected age” (2010, Penguin Group), Shirky – a Barcellona per la XVI edizione della “Universe Conference” di Teradata – evidenzia come il Web abbia favorito la nascita di nuove forme di espressione e collaborazione, in un vortice creativo che eleva gli utenti a promotori culturali superando l’atteggiamento, tipicamente fordista, di consumo.

Shirky, lei sostiene che “le nuove tecnologie e i social media stanno trasformando gli utenti da fruitori a collaboratori”. Ci spiega meglio?
«Nel XX secolo si sono affermati dei media che tutt’oggi raggiungono decine di milioni di persone: stampa, radio, televisione, cinema, musica. E tutti hanno lo stesso meccanismo di funzionamento: qualcuno produce e altri consumano. I social media stravolgono questo concetto perchè le persone passano dal consumare solamente al produrre e condividere».

Gli utenti sono consapevoli di questa svolta?
«Non credo. La maggior parte dei giovani non lo è perchè si tratta di un comportamento spontaneo. Per la mia generazione, i quarantenni, è diverso perchè siamo cresciuti in un’epoca in cui le attività della Rete erano strettamente individuali».

(Continua la lettura si sito de La Stampa)

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