Non basta una vita per leggere tutte le nostre e-mail

Domenica sul New York Times è uscito un pezzo di Nick Bilton (autore per noi di Codice di “Io vivo nel futuro“) dal titolo “La vita è troppo breve per tutte queste e-mail“, in cui viene presa in esame l’enorme quantità di messaggi di posta ricevuti da ciascuno di noi, che è di molto superiore, secondo Bilton, al numero di mail che potremmo leggere lungo l’arco di un’intera vita.

E’ una questione che ha affrontato anche John Freeman, il direttore editoriale di Granta, che per Codice ha pubblicato nel 2010 “La tirannia dell’e-mail“, in cui analizza, appunto, la schiavitù alla posta elettronica a cui ci auto-sottoponiamo quotidianamente in maniera più o meno consapevole, condannandoci a una vita di controllo compulsivo del computer e del telefono, nell’ansia costante che un messaggio visto in ritardo possa tramutarsi in una catastrofe.

«Nel giugno del 2004, Google fece un annuncio che senza esagerare avrebbe segnato una pietra miliare nell’era dell’e-mail: Gmail, il suo programma di posta elettronica gratuito via web, avrebbe offerto capienza illimitata. Fermiamoci un secondo a pensare a cosa questo significhi. Grazie a un gruppo di 450 000 computer sparsi per tutti gli Stati Uniti come depositi di missili sotterranei, si sarebbero potute immagazzinare più e-mail di quanti sono i fili d’erba del Kansas. Non era solo qualcosa di mai visto fino ad allora; era qualcosa di sovrumano. La casella di posta di Dio sarà altrettanto capiente?»

(“La tirannia dell’e-mail”, John Freeman).

 

Bilton stesso, del resto, con il suo “Io vivo nel futuro”, ha studiato il consumo dei contenuti attraverso le nuove piattaforme digitali (Facebook, Twitter, etc) e i nuovi dispositivi elettronici (iPad, smartphone), che ci danno sì un flusso costante e inarrestabile di informazioni, ma ci vincolano, allo stesso tempo, ad essere sempre e comunque “connessi”.

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