Il mio supereroe bianco – Ta-Nehisi Coates, Internazionale

Internazionale

«Chi non ha mai letto un fumetto di Capitan America o non ha visto i film della Marvel sarà perdonato se penserà a questo supereroe come a una mascotte del nazionalismo statunitense. In realtà la cosa migliore della storia di Capitan America è la sua ironia intrinseca. (…)

Scrivere, per me, è una questione di domande, non di risposte. E Capitan America, che incarna una specie di ottimismo alla Abraham Lincoln, secondo me fa una domanda importante: perché mai una persona dovrebbe credere al sogno americano? La cosa esaltante per me non è mettere le mie parole nella testa di Capitan America, ma mettere le parole di Capitan America nela mia testa e aprirsi alla possibilità di esplorare».

Su Internazionale, Ta-Nehisi Coates – autore di Tra me e il mondo – racconta di un supereroe come Capitan America e del suo sogno d’infanzia diventato realtà: scrivere fumetti.

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Di Ta-Nehisi Coates Codice ha pubblicato:

Tra me e il mondo è una lettera che l’autore scrive al figlio Samori nel giorno del suo quindicesimo compleanno. Coates racconta la storia della sua infanzia nella parte sbagliata di Baltimora, della paura delle strade e delle gang, della scuola, della violenza, della polizia. Vincere questa paura, la paura di perdere il proprio corpo, diventerà lo scopo della sua vita. Per la prima volta la ricostruzione della storia americana riparte da zero; e riparte proprio da Ground Zero – dove ben prima del crollo delle torri gemelle c’era la sede del mercato degli schiavi della città di New York – per arrivare alle continue uccisioni ingiustificate di neri da parte della polizia, una violenza che diventa in questo racconto la storia universale del razzismo. Questo è un libro da cui nessuno uscirà indenne.

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Dopo l’acclamato Tra me e il mondo, Ta-Nehisi Coates mette in discussione un altro grande conto che l’America ha in sospeso con la storia: il risarcimento ai neri americani per gli oltre duecento anni di schiavitù, la segregazione e la negazione dei diritti più elementari. Anche dopo l’abolizione formale della schiavitù, gli afroamericani sono stati ostacolati nell’esercizio dei diritti inalienabili di ogni cittadino: al voto, allo studio, al lavoro. Soprattutto, scrive Coates, del diritto alla casa, «il tesserino d’accesso al sacro ordine della classe media americana». Affrancare uno schiavo per poi farne un cittadino a metà equivale a lasciargli le catene addosso, con il benestare di chi dovrebbe tutelarlo. Dalle spietate pratiche  discriminatorie del mercato immobiliare alle strane incongruenze del New Deal, Coates presenta il conto all’America. E non è un conto da poco.

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