Renato Bruni: Le piante son brutte bestie di Marco Angarano e Camilla Corradi, Natural1

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«Renato Bruni parte dal presupposto secondo cui l’uomo 2.0 soffre di una particolare forma di cecità per le piante, un fenomeno di visione parziale e selettiva che lo spinge a vedere queste ultime come un’entità indistinta e a considerarle più come cose immobili che come esseri viventi. Questo a causa dell’urbanizzazione sempre più totalizzante, che ha cauterizzato ogni forma di contatto fisico con la natura. Ma anche della scienza stessa: mirando a entrare sempre più “dentro” la pianta, si è spesso allontanata dalla realtà naturale facilmente comprensibile e condivisibile con tutti. Con l’obiettivo di riportare la fascinazione delle ricerche dal laboratorio al giardino, l’autore ci fornisce serie di “informazioni vegetali” tanto sorprendenti quanto scientificamente ineccepibili. Attraverso il caratteristico stile leggero e coinvolgente, Renato Bruni ci presenta un mondo di “scienza delle piccole cose”, che si nasconde anche nei sottovasi di un balcone, e lo fa sporcandosi lui stesso le mani».

Su Natural1, la recensione di Marco Angarano e Camilla Corradi de Le piante son brutte bestie, il libro di Renato Bruni dedicato alla scienza in giardino.

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Dopo aver ereditato un giardino di città, un botanico da laboratorio inizia a osservare aiuole, prati e vasi con lo sguardo della biologia, della chimica, dell’ecologia e della fisica, sporcandosi le mani e imparando sul campo che le piante non sono le creature semplici e angelicate che crediamo. Tra un colpo di zappa e un esperimento, sfoltirà qualche leggenda, trapianterà il piccolo mondo del giardinaggio nel grande contenitore dei fenomeni planetari e fertilizzerà alcune stranezze vegetali. Le storie meno battute e le spiegazioni meno ovvie di un anno di giardinaggio spuntano a fianco delle begonie e mettono radici tra gli inquilini più microscopici nell’umido del terriccio, collegando il pollice verde allo sguardo della ricerca. Una prospettiva che ci porterà a scrutare orti privati, parchi urbani e balconi fioriti con occhi diversi, facendoci cambiare idea su qualche abitudine nella gestione dei giardini non sempre davvero amica dell’ambiente.

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