Neuroscienze tra individuo e società

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«Un meccanismo simile governa comportamenti apparentemente molto diversi: l’uso di droghe, il consumo di alcol, la passione per il sesso o i cibi dolci e molto grassi, ma anche la gioia dell’esercizio fisico, l’altruismo, l’acquisizione di nuove informazioni e la meditazione. Tutte queste attività (e con loro molte altre) sembrano attivare i neuroni dopaminergici dell’area tegmentale ventrale del cervello, ovvero, più semplicemente, l’area dove nasce, probabilmente, il piacere.

È proprio la ricerca del piacere a motivare i comportamenti ricordati e a creare abitudini e dipendenze. David J. Linden, un neuro scienziato di fama internazionale, nel libro La bussola del piacere (Codice Edizioni) analizza le basi fisiologiche dei comportamenti ricordati, e trova somiglianze inattese.

La selezione naturale ha sviluppato il meccanismo del piacere per indurci ad amare, e quindi ricercare determinati cibi, azioni o situazioni. Il premio per la scelta di un frutto maturo o per la decisione di accoppiarsi è interno al nostro cervello: una scarica di dopamina nella giusta area e una conseguente sensazione di piacere. Il meccanismo è generale e premia una varietà di comportamenti, che vanno anche oltre le situazioni per i quali si è, probabilmente, originariamente sviluppato».

Marco Novarese, L’Indice (per continuare a leggere, clicca QUI).

 

David J. LindenLa sfera del piacere è sempre stata costretta da regole. Attraverso leggi, precetti religiosi e morali tutte le società hanno voluto imporre un confine che separi il piacere dal vizio e quindi il modo in cui affrontarne il “lato oscuro”: la dipendenza. Le moderne tecniche d’indagine sul nostro cervello raccontano però una storia diversa; e ci dicono che molti comportamenti che consideriamo virtuosi, come pregare o fare beneficenza, attivano lo stesso circuito neurale su cui agiscono, per esempio, le droghe e l’alcol, e che la dipendenza non è frutto di una scarsa forza di volontà bensì un disturbo di natura fisiologica.