La versione di Will Hermes

Il Mucchio Selvaggio

«Potremmo cominciare dicendo che il titolo della versione italiana del libro di Will Hermes, uscito oltreoceano a fine 2011, è troppo didascalico: New York 1973-1977. Vero è, d’altra parte, che la traduzione dell’originale Love Goes To Buildings On Fire -mutuato dal primo 45 giri dei Talking Heads- lo avrebbe reso sibillino, per quanto evocativo. Ciò premesso, il contenuto del volume, pubblicato da Codice Edizioni, è sostanzioso: si tratta infatti di un racconto che ripercorre, a tratti con accenti autobiografici (Hermes, attualmente quotata firma per Rolling Stone e il New York Times, era allora adolescente), un quinquennio musicalmente rivoluzionario, come afferma il sottotitolo. Nel contesto di una metropoli in difficoltà (sull’orlo della bancarotta, in qualche modo simboleggiata dal blackout del luglio 1977) e allarmata (la serie di omicidi perpetrati da David Berkowitz, il famigerato Son of  Sam), la scena gravitante intorno al Lower East Side di Manhattan pre-gentrificazione prosperava, generando linguaggi destinati ad affermarsi su scala planetaria, dal punk all’hip hop. La narrazione dell’autore procede con passo rigorosamente cronologico, a cominciare dal concerto del Capodanno 1973 con New York Dolls e Modern Lovers sul palco del Mercer Arts Center. Sfilano così i protagonisti del cambiamento: Laurie Anderson e Bruce Springsteen, Kool Herc e Steve Reich, Eddie Palmieri e Patti Smith. Senza che vi siano divisioni nette fra i “generi”, visto che la permeabilità dei vari circuiti era nei fatti: per dire, Chris Frantz e Tina Weymouth dei Talking Heads abitavano un piano sopra Don Cherry. Dunque, per quanto fossero considerati agli antipodi, il punk dei Ramones e la disco di Nicky Siano, il CBGB e The Gallery, condividevano il medesimo habitat. E sta appunto nella combinazione di fattori all’apparenza divergenti fra loro il vero segreto di un’alchimia creativa tanto propizia, tale da tramutare quel periodo in epopea. Merito di Hermes è di averla resa evidente, misurandone altresì gli effetti a lungo termine nell’epilogo, dove segnala come e quanto gli echi e i riflessi di quella stagione si riverberino ancora ai giorni nostri».

Il Mucchio Selvaggio

 

hermesAll’inizio degli anni Settanta New York era una città allo sbando: criminalità, disagio sociale, sporcizia e bancarotta economica la rendevano un posto molto diverso dalla metropoli scintillante che conosciamo oggi. Eppure proprio in quegli anni una straordinaria esplosione creativa ne fece il laboratorio ideale in cui vennero ridefiniti e inventati tutti i generi musicali che avrebbero influenzato i decenni successivi: la scena jazz, il punk dei Ramones, la salsa dei latinos del Bronx, i New York Dolls, Springsteen e Patti Smith, la nascita della disco e della dj culture, il rap di Afrika Bambaataa, il minimalismo di Philip Glass. Sullo sfondo una città sull’orlo del baratro, pericolosa ed elettrizzante, ruvida e pulsante, in cui le storie delle future stelle della musica si intrecciavano con quelle di personaggi equivoci, writers e artisti di ogni tipo.

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