[La Stampa – 150 (anni di) invenzioni italiane – gennaio 2012]

«Niente è più importante che osservare le fonti delle invenzioni. Sono più interessanti delle invenzioni stesse». A pensarlo non era uno qualunque ma Gottfried Wilhelm von Leibniz, uomo geniale vissuto in Germania a cavallo del Seicento e Settecento, precursore dell’informatica e padre della prima calcolatrice meccanica. Perciò vale davvero la pena seguire il suo consiglio. Ma a Torino gli inventori esistono ancora? (…) Prova ne è il libro di appena uscito di Vittorio Marchis, professore di «storia della tecnologia dell’industria italiana e della cultura materiale» al Politecnico di Torino. Il volume si intitola «150 (anni di) invenzioni italiane» e presenta la storia dei nostri brevetti e del nostro ingegno. Dalla scala per i vigili del fuoco, ideata nel 1873 da Paolo Porta, milanese, alla macchina per il controllo delle sigarette, progettata da Armando Neri, di Bologna, i torinesi nel campo delle creazioni non sono stati a guardare: Luigi Caldera e Ludovico Montù nel 1861 inventano il molopiano, un pianoforte dotato di motore con carica a manovella.