Nel 2004 Ray Norris, un radioastronomo di Sydney, in Australia, mi chiese di prendere in considerazione la proposta di sostituirlo come direttore dell’unità operativa di post rilevamento di SETI. Questo ente curioso era stato costituito dal gruppo di studio permanente di SETI dell’Accademia Internazionale dell’Astronautica (IAA), un’istituzione scientifica dedicata alla promozione dello sviluppo dell’astronautica per scopi pacifici, con la partecipazione di oltre 60 nazioni. Lo scopo dell’unità operativa, in breve, è di prepararci al “grande giorno”. Anche se le probabilità che l’umanità sia contattata nel breve periodo da una civiltà extraterrestre sono remote, ha senso riflettere su alcune delle implicazioni che potrebbero aver luogo se ciò succedesse; non vogliamo essere colti alla sprovvista.