I vini scampati all’apocalisse – Il Tempo in una bottiglia sul Corriere della Sera

Il Corriere della Sera

«Dying on the vine, morire sulla vite, è il titolo di una canzone di John Cale, il fondatore dei Velvet Underground: una ballata del 1985 in cui cercando vini si trovano spettri. Il filosofo della scienza George Gale, ventisei anni dopo, ha usato lo stesso titolo per un ricco saggio sulla filossera, il flagello che, un secolo e mezzo fa, cambiò il vino.

La storia è ricostruita in Il tempo in una bottiglia, edito in Italia dalla Codice Edizioni di Vittorio Bo. Gli autori sono due scienziati, il biologo molecolare Rob DeSalle e l’antropologo Ian Tattersall. In quella strage vegetale ci furono alcuni sopravvissuti, viti da cui nascono rari vini dalla Val d’Aosta all’Etna. Il libro è un inchino a queste piante e a questi vini. DeSalle e Tattersall lavorano all’American Museum of Natural History. Hanno scritto assieme libri sul concetto di razza e sul cervello. E sempre hanno “annaffiato con abbondanti quantità di vino i momenti alla ricerca dell’ispirazione”, parlando di scienza e di quello che bevevano. Il libro è nato così, una storia naturale del vino, dall’archeologia alla genetica molecolare.

Nel 1866 le viti della Francia iniziarono misteriosamente a morire. I grappoli rinsecchivano, le radici marcivano. Il settore vitivinicolo occupava un terzo della forza lavoro del paese. A capo del dipartimento di botanica dell’Università di Montpellier c’era Jules Emile Planchon. Venne incaricato di capire l’origine della devastazione. Riuscì a scoprirla “analizzando le radici delle piante apparentemente sane, che pullulavano di minuscoli insetti giallastri mai visti prima”. Insetti complicati, con fasi di sviluppo parallele a quelle della vite e capacità di riprodursi senza accoppiarsi. Gli studiosi di Parigi e di Bordeaux dissero che Planchon si sbagliava. Gli 83 milioni di ettolitri di vino francese di ridussero a 24. Mentre il dibattito continuava, vennero colpite Italia, Spagna e Germania. Poi tutto il mondo. Finché Planchon scoprì che l’insetto era arrivato dall’America. Lo stesso che in Europa succhiava linfa vitale dalle radici, oltreoceano si limitava a vivere sulle foglie. Così si trovò la soluzione: sulle radici di viti americane si innestarono viti europee. Furono necessari anni di esperimenti.  “Per ragioni sconosciute -scrivono DeSalle e Tattersall- alcuni minuscoli vigneti in Francia, Portogallo e Italia riuscirono a sfuggire alla pestilenza”».

Luciano Ferraro, il Corriere della Sera (per continuare a leggere sul Corriere della Sera, clicca QUI).

 

desalle_tattersallDi cosa è fatto il vino? Fisica, chimica, neuroscienze, antropologia e molto altro. Parlando di fronte a un bicchiere di buon vino, DeSalle e Tattersall hanno capito che il “nettare degli dèi” ha un legame con tutte le principali discipline scientifiche.
Ne è nato un libro che racconta un viaggio affascinante: dalle antichissime origini in un villaggio del Caucaso meridionale all’analisi di ciò che rende speciale un terroir, dalla spiegazione del modo in cui la degustazione coinvolge tutti i nostri sensi alle più moderne tecnologie di vinificazione, fino alle conseguenze dell’eccesso di alcol sul nostro organismo e all’impatto del cambiamento climatico sui vitigni. Il tempo in una bottiglia è un libro unico, per degustare il vino attraverso la sua storia, la sua scienza, e una molteplicità di sguardi sorprendenti.

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