«Come gli autori più vivi che si possono ascrivere alla macro-categoria del non bianco, dalla Roxane Gay di Fame a Junot Díaz di La breve favolosa vita di Oscar Wao, Coates si faceva forte dell’intreccio tra personale e politico, mescolando i riferimenti alla storia passata e alle sirene del pop, e scegliendo di utilizzare una porzione significativa della sua vicenda familiare per raccontare la fatica materiale dell’essere neri in America. (La struggle del titolo The Beautiful Struggle, resa con “lotta” per non perdere il senso di un destino fosco sempre incombente, appartiene all’ambito semantico dello sforzo e del sacrificio.)».
Su “Robinson”, inserto culturale de “la Repubblica”, la scrittrice Violetta Bellocchio definisce Una lotta meravigliosa di Ta-Nehisi Coates «il memoriale del decennio». Potete leggere l’appassionato articolo che dedica al primo – benché ultimo in ordine di pubblicazione – libro di Coates QUI.
Paul Coates era una divinità tanto enigmatica quanto affascinante, per il giovane Ta-Nehisi. Veterano del Vietnam, ex membro delle Pantere Nere, aveva aperto in cantina una casa editrice per raccontare la vera storia della civiltà africana. Paul era un genitore inflessibile e severo, disposto a lottare e a sopportare qualsiasi sacrificio per tenere i suoi sette figli (soprattutto Ta-Nehisi e Bill) lontani dalle pericolose strade di Baltimora e garantire loro un futuro. L’autore di Tra me e il mondo racconta i difficili anni dell’adolescenza, combattuta tra l’ammirazione sconfinata per il padre, la tentazione offerta dalla scuola di vita delle gang e l’amore per i libri e la cultura nonostante un pessimo rapporto con le autorità scolastiche. Fino all’approdo alla Howard University, l’Harvard dei neri, dove Ta-Nehisi e Bill troveranno finalmente la loro strada per la maturità.