Galileo Galilei

Le uova di Galileo

Galileo GalileiIeri ricorreva il cinquecentoquarantesimo anniversario della nascita di Niccolò Copernico, a cui abbiamo dedicato un estratto da Il 4% dell’universo. La scoperta della materia e dell’energia oscura di Richard Panek.

Leggendo un bell’articolo che il nostro Amedeo Balbi ha scritto per Il Post, ci siamo però ricordati di un’altra ricorrenza importante (e in tema): il compleanno di Galileo Galilei, il 15 febbraio, cioè cinque giorni fa. La cifra non è tonda (dalla sua nascita sono passati 449 anni), ma ci sembrava ingiusto non dedicargli un po’ di spazio. Lo facciamo condividendo con voi l’articolo di Amedeo Balbi.

 

«Molti secoli prima che diventasse figo maltrattare pubblicamente un aspirante chef, Galileo Galilei strapazzò il gesuita Orazio Grassi in una disputa sul modo migliore per cuocere le uova. Non che la cucina fosse in cima alla lista delle preoccupazioni del pisano, ma Galileo non si tirava indietro di fronte a niente quando c’era da umiliare l’avversario. (Regola numero uno per un accademico del Diciassettesimo secolo: mai attaccar briga con Galileo.)

A discutere di uova sode, Galileo e Grassi c’erano arrivati per vie traverse, partendo da un litigio sulla natura delle comete (nel 1618 ne erano apparse ben tre). Litigio innescato involontariamente dal Grassi il quale, poveretto, si era permesso di scrivere un trattatello in cui sosteneva che le comete fossero corpi celesti transitanti oltre l’orbita lunare. Per inciso, aveva ragione.

Purtroppo per Grassi, però, Galileo non era convinto. Era restio a trarre conclusioni definitive in mancanza di prove e dati affidabili, e ipotizzava altre spiegazioni possibili: per esempio che le comete fossero solo un fenomeno atmosferico, forse causato da vapori che salivano in quota oppure da un gioco di luce dei raggi solari. Decise allora di saggiare la consistenza dell’avversario mandando avanti uno scagnozzo, tale Guiducci, cui dettò un Discorso sulle comete, così, in italiano, tanto per mettere in chiaro le cose il più universalmente possibile. Il Grassi, incautamente, scelse di ribadire la sua posizione ma, non disponendo di scagnozzi a sua volta, pensò di celarsi dietro un maldestro pseudonimo. Firmandosi Lotario Sarsi, pubblicò la Libra Astronomica ac Philosophica, un pesante attacco personale in cui, protetto da un illusorio anonimato, rinfacciava a Galileo un po’ di tutto, incluse le cattive frequentazioni copernicane. A quel punto Galileo ci mise la faccia e, fingendo di non sapere chi fosse realmente il Sarsi, scrisse di proprio pugno Il Saggiatore. Ovvero uno dei più scoppiettanti esempi di polemica in lingua italiana (oggi una rubrica di Galileo su un quotidiano farebbe la gioia di qualunque direttore), nonché un capolavoro della letteratura scientifica e un lampante esempio di applicazione pratica del metodo galileiano — poi diventato, com’è noto, sinonimo di metodo scientifico».

Amedeo Balbi, Il Post (per continuare a leggere, clicca QUI).

 

Amedeo Balbi - Il buio oltre le stelle

I primi osservatori che secoli fa sollevarono lo sguardo e cominciarono a scrutare il cielo potevano appena immaginare cosa si nascondesse dietro quel poco che si vedeva a occhio nudo. Da allora l’uomo ha raggiunto risultati straordinari, ha esplorato le più remote profondità del cosmo, e ha tracciato un quadro molto soddisfacente della struttura complessiva dell’universo e dei meccanismi che ne hanno governato l’origine e l’evoluzione. Eppure, per alcuni versi, non siamo in una situazione tanto diversa rispetto a quei primi osservatori.

 

 

 

 

 

 

 

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