"Cervello senza limiti" Johann Rossi Mason

Giornata Mondiale dell’Alzheimer:
in Cervello senza limiti i consigli per allenare il cervello

Il 21 settembre è la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, e di cervello, delle sue potenzialità e di come tenerlo in salute si occupa Cervello senza limiti, il saggio della giornalista scientifica Johann Rossi Mason.

Le cause dell’Alzheimer sono varie, ma diversi studi concordano che avere una vita intellettualmente attiva, coltivare le relazioni sociali e tenere il cervello sempre “allenato” può prevenire o ritardare le demenze cognitive.

Come spiega Johann Rossi Mason, «in termini di longevità abbiamo recuperato circa 10-15 anni di vita nell’ultimo secolo, un vantaggio competitivo tale solo se questo nuovo patrimonio di anni viene vissuto pienamente e senza gravi malattie o sofferenze. Una buona notizia, se non fosse che i nostri “tempi supplementari” sono caratterizzati da un inesorabile declino sia fisico sia mentale. Le malattie neurodegenerative sono in agguato e così le disabilità. L’80 per cento delle spese del nostro sistema sanitario finiscono così nel buco nero delle malattie croniche e talora incurabili».

In Cervello senza limiti si legge che la ricerca ha scoperto che per avere una quarta e quinta età in salute è necessario fare una serie di investimenti sin dalla giovane età: indagando sui fattori che costituiscono i tasselli della salute cerebrale in età avanzata, si è scoperto che alcuni soggetti godono di una “riserva cognitiva“, termine con il quale si indica una forma di “resilienza” del cervello ai danni dati da età, traumi, eventi acuti come l’ictus e invecchiamento. Una sorta di “tesoretto” cerebrale insomma.

Gli studiosi si sono accorti infatti che alcuni pazienti con segni clinici di Alzheimer e Parkinson mostravano sintomi ed effetti della malattia in maniera più sfumata, spesso non abbastanza gravi da avere un impatto sulla vita quotidiana.
Questa forma di “cuscinetto” protettivo sarebbe di due tipi: già uno studio del 1988 (pubblicato sulla prestigiosa rivista “Annals of Neurology”) dimostrava che il cervello di queste persone era più pesante e contava su un maggior numero di neuroni. Il che ha rafforzato l’idea che un maggior numero di cellule nervose costituiscano una sorta di “buffer”, da mettere in campo per compensare, almeno temporaneamente, i danni neurologici.

Quoziente intellettivo in età infantile e scolare, grado di istruzione e numero di anni trascorsi a studiare dello status socioeconomico e lavorativo, qualità delle esperienze extra-lavorative sono i fattori principali che agirebbero anche in maniera cumulativa. Più fattori positivi, maggiore riserva.

Un’altra ricerca ha passato al setaccio 22 studi, e 10 su 15 hanno confermato un effetto protettivo dell’istruzione, 9 su 12 un effetto positivo dato dalla carriera professionale, e 6 su 6 hanno confermato il potere benefico delle attività ludiche nel costruire la riserva cognitiva.

Tutti felici dunque? Non proprio. Purtroppo quando la riserva si esaurisce, un momento chiamato “punto di inflessione”, i sintomi si manifesterebbero in maniera improvvisa, più severa e rapida.

Farmaci, ormoni, integratori che promettono di migliorare le capacità di apprendimento, aumentare la memoria, annullare la fatica, rimandare l’invecchiamento del cervello: dai laboratori di ricerca e dal mondo accademico si diffonde la cultura del potenziamento cognitivo. Studenti, militari, piloti, medici, scienziati si trasformano in individui ad ‘alto funzionamento’, capaci di scrivere o lavorare per 20 ore consecutive senza accusare fatica. E anche in Italia esiste un consumo di queste sostanze. Se è vero che questi farmaci rendono possibile studiare e lavorare meglio e più a lungo, farmacologicamente, le sostanze che potenziano i componenti dei circuiti di memoria e apprendimento (dopamina, glutammato, noradrenalina) possono migliorare la funzione cerebrale in individui sani oltre il loro limite fisiologico.

«Tutti vorrebbero un super cervello» spiega Johann Rossi Mason «e la prima cosa che mi chiedono quando racconto l’argomento di Cervello senza limiti é che tipo di sostanza assumere. Ovviamente non posso rispondere, consiglio di leggere il libro e capire quali sostanze o combinazioni di integratori potrebbero fare al caso loro e offro consigli per provare senza rischi, è il mio compito di divulgatore scientifico, informare correttamente. Le persone soffrono i vuoti di memoria che attribuiscono inevitabilmente all’avanzare dell’età, e vorrebbero combattere la fatica. Le sostanze nootropiche (integratori o farmaci) aiutano, ma non fanno miracoli. I primi possono essere assunti anche per periodi prolungati, mentre sui farmaci è necessaria maggiore cautela, non ci sono infatti studi sull’uso a lungo termine».

No assoluto invece all’assunzione fino a 18-20 anni: il cervello è ancora in formazione e non è possibile sapere quali effetti possono sortire in una fase evolutiva così delicata.

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