Sulla giraffa uccisa a Copenhagen – di Lisa Signorile

«Questo post trae spunto da un fatto di cronaca che sembra fare inorridire molti sulla rete, ma che forse bisognerebbe cercare di capire a mente lucida prima di gridare all’orrore. Sono state fatte cose sbagliate? Probabilmente sì. Sono state fatte cose giuste? Probabilmente sì. Proviamo ad analizzare cosa è successo.

 

I fatti:

1) una giraffa subadulta dello zoo di Copenhagen un maschio di nome Marius, è stata abbattuta dalle autorità dello zoo.

2) I veterinari hanno eseguito un’autopsia pubblica sul corpo della giraffa davanti ai visitatori dello zoo che desideravano assistere, fornendo spiegazioni e rispondendo alle domande del pubblico.

3) Le parti della giraffa non di interesse scientifico sono state date in pasto ai leoni dopo l’autopsia.

 

Le motivazioni:

1) Lo zoo è uno dei 400 circa zoo affiliati all’EAZA, la European Association of Zoos and Aquaria. Uno degli scopi principali dell’EAZA è il captive breeding (riproduzione in cattività) degli animali a rischio, e per far ciò gli alberi genealogici degli animali ospitati vengono scrupolosamente annotati e condivisi, in modo da evitare incroci tra consanguinei. Ciò serve a mantenere alta la diversità genetica degli animali ed evitare di conseguenza malformazioni o morti precoci. Animali in buona salute e poco imparentati potrebbero in giorno costituire il nucleo da cui ripartire se la popolazione selvatica crollasse, come è successo con l’orice del deserto o il cavallo di Przewalski.

2) I genitori di Marius non sono particolarmente imparentati e la giraffa era in buona salute. I suoi fratelli, sorelle, cugini, nipoti e così via sono però già distribuiti negli zoo europei. Questo vuol dire che se Marius fosse stato dato a, per dire, il Bioparco di Roma, avrebbe rischiato di accoppiarsi con una sorella o una cugina o una procugina, generando progenie figlia di consanguinei o “inbred”, come si dice in termini tecnici, quindi a rischio di malattie ereditarie o malformazioni.

3) Lo zoo di Copenhagen ha cercato posto per Marius nelle strutture dell’EAZA ma o non c’era lo spazio materiale o c’era già un suo parente, e quindi quella strada non era percorribile

4) Non si poteva dare Marius a piccoli zoo che non tengono traccia delle parentele degli animali, anche se si erano offerti, perché si rischia di vanificare gli sforzi di non generare una popolazione inbred, quindi neanche quella strada era percorribile

5) Non si poteva dare Marius a un circo perché è contro la policy di welfare degli animali della EAZA scambiare animali con circhi o con privati

6) Non si poteva tenere Marius allo zoo di Copenhagen in quanto rischiava di accoppiarsi con sua madre e/o parenti prossimi.

7) Non si poteva tenere Marius separato dalle altre giraffe primo perché avrebbe sofferto immensamente per la segregazione, e secondo perché un maschio di giraffa in piena crisi di testosterone e non controllato dal branco può facilmente uccidere un uomo con un calcio: diventava pericoloso tenerlo.

8 Si poteva sterilizzare Marius? Forse sì, ma la giraffa castrata sarebbe stata fonte di proteste e accuse di mostruosità almeno altrettanto energiche (vedi animalisti che hanno bloccato la procedura di sterilizzazione degli scoiattoli grigi a Genova), sarebbe vissuto lì per decadi sottraendo risorse ad animali più a rischio rimanendo lì come marchio di infamia dello zoo. Un gatto o un toro castrato non ci turba, un grande mammifero selvatico sì perché associamo questi animali a idee del tutto umane di libertà, lotta per la sopravvivenza etc. Sarebbe stato forse addirittura peggio.

9) Si poteva portare Marius in Africa e liberarlo? No, per liberare gli animali degli zoo ci vogliono appositi progetti molto complessi in termini organizzativi, molto costosi e che durano anni. Portarlo nella savana e lasciarlo al suo destino significava spendere soldi per farlo mangiare al primo leone di passaggio, visto che gli animali degli zoo sono tontoloni e non sono abituati al pericolo. Tanto valeva darlo in pasto ai leoni di Copenhagen.

10) Sopprimerlo è stata l’ultima risorsa, tutte le alternative erano impossibili e non credo che lo zoo abbia affrontato la cosa a cuor leggero. Sarebbero stati dei pazzi sadici se avessero preferito uccidere la giraffa invece che darla via, ma non era così.

 

E così, a torto o a ragione, Marius è stato soppresso. Era anestetizzato e il colpo in testa ne ha causato la morte immediata. Se fosse stato mangiato da un leone o da una iena, cosa che capita alle giovani giraffe in Africa, avrebbe sofferto certamente molto di più. Si fa la stessa cosa con gli altri ungulati, come i cervi, sia negli zoo che allo stato selvatico, la caccia di selezione non è stata inventata ieri, ma siccome siamo abituati a pensare ai cervi come a companatico per la polenta la cosa non ci scandalizza più di tanto. Gli occhioni da Bambi della giraffa (non frequente pietanza sulle nostre tavole) sono invece motivo di scandalo. Per inciso, anche se fossimo in un mondo di vegan l’ abbattimento per evitare l’inbreeding sarebbe stato necessario lo stesso. Portare la questione su “l’uomo è cattivo, mangia le mucche e uccide le giraffe” non è un’argomentazione. Anche il leone mangia le giraffe e uccide le mucche, se può, e nessuno protesta. Siamo dei superpredatori? Ebbene sì, siamo dei superpredatori, è ora che qualcuno lo dica, facciamocene una ragione. La predazione non si limita al cibo: usiamo gli animali in moltissimi modi, dalla compagnia al trasporto, e la cosa non è innaturale, perché noi non siamo al di fuori della natura. Neanche le formiche che allevano afidi a proprio uso e consumo sono innaturali.

Un altro modo di usare gli animali è sezionarli dopo morti per capire come sono fatti dentro. È una conoscenza che ci serve, tra le altre cose, per curare altri animali.

Detto questo, penso anche io che l’autopsia pubblica sia stato un autogol mediatico prossimo a un suicidio. Non per i bambini presenti, sicuramente. I bambini sono curiosi per natura e non hanno un’etica congenita, hanno l’etica che gli viene imposta dai genitori, almeno sino a che non se ne formano una propria. I bambini dei cacciatori-raccoglitori non sono mai stati traumatizzati dal vedere un animale macellato, ci siamo evoluti così, per un buon paio di milioni di anni».

Dal blog di Lisa Signorile sul National Geographic (per continuare a leggere questo articolo sul blog di Lisa, clicca QUI).

 

Lisa Signorile, biologa, ha pubblicato con noi L’orologiaio miope. Tutto quello che avete sempre voluto sapere sugli animali… che nessuno conosce.

L'orologiaio miope - Lisa SignorileSpesso consideriamo inquietanti gli animali che vivono in ambienti estremi, perché non riusciamo a compararli con l’unico strumento di paragone che conosciamo: noi stessi. A volte è l’aspetto a sconvolgerci, altre volte le abitudini, altre ancora la dieta; ma rimane l’idea che più qualcosa è diverso dai nostri standard più ne rimaniamo colpiti, quasi mai in senso positivo. E così restiamo a bocca aperta, straniti che qualcosa di tanto anomalo condivida lo stesso pianeta con noi, senza che nemmeno lo sospettassimo. È un po’ come scoprire che gli elfi vivono in soggiorno… Ma non c’è bisogno di tanta fantasia: queste creature “inimmaginabili” – che sembrano disegnate non tanto dal famoso orologiaio cieco di Richard Dawkins quanto da uno miope e un po’ distratto – esistono davvero.

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