Un ottimista del digital divide – Marco Liberatore , Il Manifesto

Il manifesto

«Era dai testi degli anni Novanta di Pierre Levy che non si sentiva più qualcuno usare in modo entusiasta l’espressione “intelligenza collettiva”». Marco Liberatore in lungo pezzo pubblicato ne “Il Manifesto” introduce il lettore al mondo della cultura digitale e dell’innovazione, tra esempi illustri, incontri (come quello avvenuto in Fondazione Feltrinelli), realtà di eccellenza per la promozione dell’innovazione sociale e tecnologica come Nesta e volumi quali Big Mind di Geoff Mulgan. Un’occasione per comprendere miti da sfatare, necessità da soddisfare e sfide da cogliere ma anche le differenti articolazioni di rapporto tra essere umano e tecnologia digitale.

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“Big Mind” di Geoff Mulgan

Big Mind. L’intelligenza collettiva che può cambiare il mondo accompagna il lettore in un viaggio alla scoperta dell’evoluzione dell’intelligenza collettiva, passandone al setaccio limiti e potenzialità. Perché le tecnologie smart non portano automaticamente a risultati intelligenti? Perché per risolvere le grandi sfide del nostro tempo è determinante il ruolo di una “mente aumentata” che sia il frutto della collaborazione tra le capacità umane e le potenzialità delle macchine. Big Mind rivela come l’intelligenza collettiva, se ben orchestrata, possa guidare le aziende, i governi, le università e le società a sfruttare al meglio il cervello umano e le tecnologie digitali. Descrivendo alcune tecnologie innovative (da Google Maps ai satelliti Dove) e le più recenti scoperte nell’ambito dei big data e dell’intelligenza artificiale, Geoff Mulgan racconta gli affascinanti esperimenti in cui la sinergia tra uomini e macchine ha portato a successi rivoluzionari o, a volte, anche a eclatanti insuccessi (come nel caso del rogo della Grenfell Tower di Londra, o della crisi finanziaria di un decennio fa), offrendo però importanti lezioni da imparare per il futuro.