Robot, amore, pace, arriva l’età ibrida

La Stampa

«Nel futuro prossimo venturo non basteranno più QI e QE (il quoziente emozionale, che misura l’intelligenza emotiva), ma servirà sempre di più il QT (quoziente tecnologico). E alla geopolitica si affiancherà, come disciplina essenziale per capire chi dà le carte nel mondo, la geotecnologia.

Benvenuti nell’era ibrida, la più recente delle metamorfosi e reincarnazioni dell’Information Age. Parola di Parag e Ayesha Khanna che, nel loro nuovo libro (L’età ibrida. Il potere della tecnologia nella competizione globale, Codice Edizioni, pp. 115, euro 11,90), raccontano cosa sta accadendo intorno a noi, rinvigorendo i fasti della futurologia e ripercorrendo le orme di una coppia famosa, quella dei coniugi Alvin e Heidi Toffler (che ora si dichiarano entusiasti proprio di questo volume).

Khanna è il prototipo dello studioso liquido, che trova la propria dimensione ideale nei think tank (l’ultimo che ha inventato e dirige è, giustappunto, l’Hybrid Reality Institute). E qui, insieme alla moglie (anch’essa, molto postmodernisticamente, consulente di vari decision-makers finanziari e politici), si fa assertore convinto di una sorta di neodeterminismo tecnologico – citando pure, non a caso, Marx ed Engels.

Nell’età ibrida, «nuova epoca sociotecnologica», la natura umana cessa di essere distinta dalla tecnologia, facendone prima una protesi irrinunciabile, come già avviene da tempo, per poi compenetrarsi con essa anche fisicamente e psicologicamente. Da un lato, il mix di ingegneria genetica, biologia sintetica, biomeccatronica, neuroscienze e scienze della vita e, dall’altro, le Ict (le tecnologie dell’informazione e della comunicazione) fanno sì che l’evoluzione del genere umano possa rivelarsi non soltanto casuale e accidentale, come verificatosi per millenni, ma coadiuvata (e orientata) dall’incessante progresso tecnologico. E, dalla coesistenza tra umanità e tecnologia (responsabile dei macro-trends degli anni Duemila, come il passaggio al multipolarismo e le manifestazioni collaborative e di sharing economy), si passa così a una vera e propria co-evoluzione umano-tecnologica.

La geopolitica – Parag Khanna, consulente di politica estera di Barack Obama, è considerato uno dei massimi specialisti in circolazione di relazioni internazionali – cede allora il passo alla geotecnologia. Che spiega la centralità delle città globali come New York, Dubai, Shanghai e Singapore (dove i Khanna si sono recentemente trasferiti), che stanno al centro dei maggiori flussi finanziari, commerciali, comunicativi e culturali del pianeta: ragion per cui a dettare le regole dell’età ibrida non saranno i «petro-Stati», ma quelli che i due autori hanno battezzato «info-Stati città-centrici». In questa visione, uno Stato può dunque rimanere un protagonista dinamico dei processi di globalizzazione se riesce a produrre innovazione tecnologica assai più che a dispiegare potenza militare. Ovvero, se ha la capacità di promuovere Technik, detta alla tedesca, come scrivono i due studiosi, rifacendosi a un intensissimo dibattito filosofico novecentesco; chiaramente, però, «rivisitata» e con un’anima, e quindi capace di tenere insieme il diritto quanto più largo possibile per i propri cittadini di accedere alle tecnologie e la diffusione di consapevolezza e di responsabilità nel loro uso».

Massimiliano Panarari, La Stampa (per continuare a leggere, clicca QUI).

 

Sulla presenza della tecnologia nelle nostre vite è stato già scritto molto. Questa formula però, sostengono Ayesha e Parag Khanna, non descrive appieno la portata di questo fenomeno e i suoi effetti dirompenti: la civilizzazione umano-tecnologica in corso ha raggiunto infatti un livello tale da diventare anche un processo strategico che agisce su scala mondiale, e che sta ridisegnando le mappe del potere economico e delle reciproche influenze tra le nazioni e i continenti. Assistiamo insomma alla nascita di un nuovo equilibrio geopolitico, in cui il ruolo di uno Stato all’interno della competizione globale è ormai definito più dal livello di innovazione tecnologica che non dalla potenza militare o economica. Stiamo entrando in un’età ibrida, dove il rapporto uomo-macchina non sara più solamente una semplice co-abitazione, ma una vera e propria co-evoluzione.

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