È uscito per Codice edizioni il libro di Jon Ronson Psicopatici al potere. Viaggio nel cuore oscuro dell’ambizione, tradotto da Ilaria Oddenino e Chiara Stangalino. Ronson, giornalista e scrittore gallese, autore fra l’altro del libro da cui è stato tratto il film L’uomo che fissa le capre, analizza la psicopatia attraverso incontri con psicologi, manager, psicopatici veri o presunti, e descrive il potere manipolatorio e di seduzione di cui si servono gli psicopatici per controllare gli altri e soddisfare il proprio ego, ma solleva anche dubbi sulla possibilità di tracciare una linea fra sanità e follia con metodi scientifici.
In questo estratto Ronson racconta il suo incontro con lo psicologo canadese Robert D. Hare, ideatore della PCL-R, la Psycopathy Checklist, un metodo per diagnosticare la psicopatia attraverso il punteggio ottenuto valutando venti elementi del carattere di una persona.
***
«Se ne stavano lì così, nudi, a parlare dei propri sentimenti» disse Bob Hare, ridendo. «Seduti su dei pouf… psicopatici che facevano terapia ad altri psicopatici!». Scosse la testa di fronte a questo eccesso d’idealismo. «Roba da non credere…».
Era una sera d’agosto, e stavo bevendo un drink con Bob Hare nel bar di un hotel del Pembrokeshire, nel Galles occidentale. Gli occhi rossi e i capelli bianchi un po’ ingialliti gli davano un’aria quasi selvaggia, l’aria di chi ha passato tutta la vita a combattere. La battaglia, nel suo caso, era stata combattuta contro gli psicopatici, l’incarnazione stessa del male. Ero emozionato al pensiero di poterlo finalmente incontrare: mentre i nomi di Elliott Barker e Gary Maier sopravvivono ormai solo più in una letteratura scientifica che parla dei loro folli e idealisti esperimenti, quello di Hare è tuttora influente. I dipartimenti di giustizia e le commissioni per la libertà condizionale di tutto il mondo hanno accolto la sua tesi secondo cui gli psicopatici sono molto semplicemente incurabili, e le energie andrebbero quindi spese per imparare a stanarli usando la PCL-R che egli stesso ha messo a punto nel corso di una vita. Non è l’unico strumento diagnostico in circolazione, ma è di gran lunga il più usato, quello con cui è stata fatta la diagnosi di Tony a Broadmoor, tanto per intenderci, quello che lo ha portato a trascorrere gli ultimi dodici anni dietro le sbarre.
Per Bob Hare il programma di Oak Ridge era l’ennesima prova dell’inaffidabilità degli psicopatici: se si insegna a queste persone cos’è l’empatia, impareranno solo a fingerla meglio per raggiungere i loro scopi più subdoli. Di fatto, chiunque abbia studiato il programma di Oak Ridge è giunto alla stessa conclusione. Chiunque, ma non Gary Maier.
«Sì» mi aveva detto Gary, «è probabile che senza volerlo gli abbiamo fornito una specie di corso di perfezionamento. Quella è sempre stata una nostra preoccupazione. Ma all’interno del programma stavano facendo progressi…».
Poi un giorno, all’improvviso, fu licenziato. «Vedere una figura di riferimento, come ero io per loro, fatta fuori in quel modo deve aver come innescato una miccia» mi disse. «Hanno avuto la sensazione che fosse tutto una stronzata, e da qui la reazione». Gary era convinto che alcuni degli psicopatici fossero arrivati a uccidere per dare una lezione alle autorità: della serie “questo è quello che succede quando licenziate uno come Gary Maier”.
Nel raccontarmi tutto questo aveva assunto un’aria afflitta. Se ne stava sulla difensiva, fermo nelle sue posizioni, quando all’improvviso capii che il rapporto tra terapista e paziente può trasformarsi in un affiatamento reciproco che rischia di diventare malsano.
Avevo scritto a Bob Hare per proporgli un incontro, e lui aveva risposto che avrebbe fatto lezione sulla PCL-R a un gruppo di psichiatri, esperti di brain imaging, assistenti sociali, psicologi, agenti penitenziari e criminal profilers in erba in un corso di tre giorni, e che se fossi stato disposto a pagare le seicento sterline di tassa d’iscrizione mi sarei potuto unire a loro.
La cifra non includeva una copia della PCL-R; quella mi sarebbe costata altre trecentosessanta sterline circa. Riuscii a contrattare fino a quattrocento (sconto stampa), e fui pronto a partire.
Era il lunedì sera prima del primo giorno, e i partecipanti avevano cominciato a radunarsi. Alcuni, evidentemente emozionati all’idea di trovarsi nella stessa stanza in cui c’era Robert D. Hare, lo avvicinavano per chiedergli un autografo. Altri osservavano da lontano, con una punta di scetticismo. Un’assistente sociale mi aveva raccontato poco prima di esser stata mandata lì dai suoi datori di lavoro, ma l’idea non la entusiasmava; era convinta che non fosse giusto condannare una persona a portarsi dietro un’orribile diagnosi di psicopatia per il resto della vita («è un’etichetta davvero ingombrante») solo per non aver risposto bene alla checklist di Hare. Almeno una volta era più semplice: se eri un criminale violento, abituale, incapace di controllare i tuoi impulsi, allora eri uno psicopatico. Ma il metodo di Hare, incentrato sull’interpretazione delle espressioni verbali e non verbali, era molto più subdolo.
Estratto da Jon Ronson, Psicopatici al potere – pubblicato dal Post (per continuare a leggere, clicca QUI).
Tutti noi crediamo che gli psicopatici si trovino più facilmente in prigione o in manicomio che non seduti ai tavoli dei consigli d’amministrazione di banche, imprese, aziende internazionali o, peggio ancora, sugli scranni più alti del potere politico. Psicopatici al potere, saggio esilarante che ha i tratti della commedia noir, ci dimostra che non è così. Gli psicopatici hanno tutte le qualità necessarie alla conquista e all’esercizio del potere: narcisismo, egocentrismo, mancanza di empatia, assenza di rimorso. Ronson ci accompagna nelle stanze oscure dell’ambizione, tra CEO e uomini politici, per mostrarci la banalità del male in versione Wall Street. Non solo: la sua penna tagliente non risparmia neppure la cosiddetta “industria della pazzia”, un business milionario in cui i professionisti della follia, che spesso condividono più di un tratto psicopatologico con i loro pazienti, guadagnano fortune immense.
Acquista il libro subito su IBS o Amazon.