I muri vecchi e nuovi di un Potere che seduce – Carmine Castoro, Democratica

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«Walter Quattrociocchi (stavolta con la collaborazione della giornalista Antonella Vicini) ci riavvicina alle derive della Rete con questo Liberi di crederci, testo che ripropone l’urgenza di capire le contraddizioni laceranti di una informazione sempre più disintermediata, ma non per questo libera democratica e soddisfacente, e di andare alle radici antropologiche di uno scadimento dei toni della comunicazione e della parola pubblica che ci avviluppa».

L’informazione è cambiata, ma tanti sono ancora i nodi da sciogliere per non cadere nella pericolosa rete delle fake news.

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“Liberi di crederci” di Walter Quattrociocchi e Antonella Vicini. Illustrazione di Sébastien Thibault

La verità è un concetto labile e sfuggente che coesiste con un essere umano emotivo e imperfetto, limitato nelle sue capacità conoscitive. L’avvento di internet, e soprattutto dei social network, ha facilitato l’accesso a una grande massa di informazioni senza mediazioni, e ha generato l’illusione che questa porta d’ingresso conducesse alla conoscenza, fino ad allora prerogativa delle élite. La rete però sta tradendo le aspettative di molti, producendo, più che un’intelligenza, una disinformazione pericolosa (e spesso strumentalizzata) e una grave radicalizzazione nell’opinione pubblica. Così, a colpi di paradossi e cortocircuiti, il World Economic Forum nel 2013 ha inserito la disinformazione nella lista delle minacce globali, molte delle quali (da Trump alla Brexit, fino ai movimenti antivaccinisti) sembrano oggi aver preso forma; e secondo l’autorevole Oxford Dictionary, “post-truth” è diventata la parola del 2016.

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