Morozov e il lato oscuro della rete

l'Unità

«”Le tecnologie digitali non contengono soluzioni già pronte ai dilemmi sociali e politici che esse creano”. E, ancora, “Crediamo che Internet abbia cambiato il modo in cui la conoscenza viene prodotta e ci siamo convinti che “Web 2.0” significhi usare la Rete nel modo in cui essa è stata pensata per essere utilizzata, ma Guglielmo Marconi immaginava la vita oltre la radio?”, firmato Evgeny Morozov. Il ventinovenne studioso bielorusso dei new-media, che con il best-seller mondiale L’ingenuità della Rete (Codice Edizioni) si è imposto quale capofila dei tecnoscettici, è stato l’ospite di punta fra i 130 partecipanti che hanno animato le 4 giornate del neonato Wired Next Fest, organizzato dalla rivista Wired e dal Comune di Milano.

Al centro dell’incontro milanese con il guru dei new-media formatosi nelle Università americane di Stanford, Georgetown e Washington il suo nuovo saggio To Save Everything, Click Here (Per salvare tutto, clicca qui) con il quale Morozov sostiene che “Le tecnologie non sono le cause del mondo in cui viviamo, ma le conseguenze” e che esse “non sono cadute dal cielo”, per cui andrebbero analizzate “per come sono prodotte, precisando quali voci e ideologie sono state messe a tacere nella loro produzione”. E, soprattutto, lo scrittore bielorusso ha evidenziato come “Le strategie di marketing che circondano queste tecnologie si trasformino in Zeitgeist per farle apparire inevitabili”».

Paolo Calcagno, l’Unità (per continuare a leggere, clicca QUI).

 

Evgeny Morozov ha pubblicato con noi L’ingenuità della rete e Contro Steve Jobs.