«Il nostro contratto sociale con i sovrani digitali è a un livello primitivo, hobbesiano, monarchico. Se siamo fortunati, abbiamo un buon sovrano e preghiamo che il figlio e l’erede da lui scelto non siano cattivi. Le parole di Rebecca MacKinnon, cofondatrice di Global Voices, fanno da premessa alla tesi di Critica della democrazia digitale, il saggio di Fabio Chiusi in uscita oggi per Codice Edizioni.
Se Facebook e Google governano il mondo, la responsabilità è anche dei cittadini che -scrive Chiusi- “non sembrano curarsene”, e sono incapaci di portare la relazione “dall’imposizione al consenso”. Tuttavia, se, da un lato, è necessario e auspicabile favorire una maggiore consapevolezza nei cittadini sulla gestione dei dati personali bramati dalle aziende, dall’altro, avverte il giornalista e cyberattivista, la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica attraverso il web è per sua natura limitata. Non basta usare i social media “per garantire maggiore partecipazione” sostiene l’autore del blog ilNichilista, che sottolinea come “il rapporto tra viralità e partecipazione sia molto più complesso della sua riduzione a una sorta di determinismo tecnologico per cui il semplice ricorso ai social media è sufficiente sempre e comunque a mobilitare l’elettorato”.
Considerazioni che suonerebbero ovvie, se non fosse che l’Italia ha rappresentato negli ultimi anni “uno dei laboratori del rapporto tra Internet e policy making al mondo”, nonché il Paese simbolo della retorica sulla democrazia digitale proposta da gruppi e movimenti politici -su tutti, il Movimento Cinque Stelle- come soluzione ai mali della politica».
Serena Danna, Il Corriere della Sera (per continuare a leggere, clicca QUI).
Da decenni gli esperti si dividono sulla possibilità della rete di permettere una maggiore partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica, fino all’utopia dell’autogoverno del popolo, che secondo molti equivarrebbe a una versione “social media” della democrazia diretta ateniese. Ora che sono stati condotti in tutto il mondo esperimenti per implementare soluzioni tecnologiche nelle procedure democratiche, è tempo di chiedersi se i risultati prodotti siano all’altezza delle aspettative. Descrivendo un panorama contraddittorio ma ricco di potenzialità, Fabio Chiusi ci racconta le più interessanti esperienze di democrazia digitale; soprattutto quelle italiane, che fanno del nostro Paese uno dei laboratori più avanzati e un osservatorio privilegiato per valutarne l’efficacia.
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