Le promesse mancate della doppia elica

Il manifesto

«La cura miracolosa del capitalismo in crisi si chiama biotecnologie. A supporto dei benefici che può arrecare questo corpus tecnico-scientifico vanno annoverate anche le neuroscienze, a patto però che queste ultime compiano il grande passo dalla ricerca di base a quella applicata. Così, dopo l’esaurirsi della spinta propulsiva della “rivoluzione del silicio”, la nuova frontiera del capitalismo ha a che fare con le nuove tecnologie della vita e con il “grande arcano” del cervello. È questa la novella che viene recitata per diradare la densa foschia della crisi globale del capitalismo, evocando la mappatura del Dna e la breve e intensa stagione delle imprese che da quelle ricerche hanno saputo produrre tuttavia limitate innovazioni per quanto riguarda la cura di alcune patologie o per mettere a punto una nuova generazione di medicine. […] Il titolo di questo poderoso saggio è Geni, cellule e cervelli (Codice Edizioni). È volutamente sobrio, anche se la sua lettura è una preziosa mappa di come la biologia e le neuroscienze siano state, appunto, presentate come la leva per risollevare le sorti del capitalismo».

Benedetto Vecchi, Il manifesto (per continuare a leggere, scarica il PDF a lato).

 

Hilary e Steven Rose - Geni, cellule e cervelliA partire dal Progetto Genoma Umano e dalla nascita della Celera Genomics di Craig Venter, le scienze della vita ci avevano promesso cure miracolose e una rivoluzionaria comprensione dell’essere umano. Dov’è oggi quel mondo nuovo che ci era stato promesso? In Geni, cellule e cervelli Hilary e Steven Rose mettono in discussione il ricchissimo apparato di questa mastodontica bio-tecnoscienza, dove la ricerca accademica ha incrociato pericolosamente gli interessi economici di Big Pharma e del comparto militare. Società biotech, spregiudicati venture capitalist, scienziati-imprenditori e brevetti commerciali; ma anche il bisogno sempre più impellente di liberare la ricerca scientifica dai rischi della sua mercificazione. Hilary e Steven Rose firmano uno dei libri più coraggiosi degli ultimi anni, una provocatoria riflessione sui delicati rapporti tra scienza e società civile.

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