Le forme del desiderio – di Antonio Pascale

Rolling Stone

«Bello parlar d’amore. D’amore e di sesso e di piacere. Leggiamo romanzi e saggi anche per questo. C’è tuttavia qualcosa che non convince nelle tante trattazioni sull’amore: si dà per scontato che l’amore renda la vita migliore. Sarà vero? Magari l’amore rende solo la vita possibile. E se invece di comporre e ricomporre il tema dell’amore, cercando gli aggettivi più appropriati per nobilitarlo, se invece di avviare il classico meccanismo interpretativo, si scomponesse la parola amore (e desiderio, e piacere) in forze più semplici, forse, chissà, verrebbero fuori cose interessanti.

Ci sono: quelli della biologia evoluzionista. Eppure, davanti a questo (nuovo) corpus di conoscenze, una parte di lettori abbandona il campo. Sente qualcosa di innaturale. Insomma, perché dovrei condividere la mia sfera emotiva con quella degli scimpanzè o dei bonabo? Non siamo mica la stessa cosa. Eppure riconoscere che la nostra natura (sentimentale e non) non è un’essenza immutabile e spirituale, ma un prodotto di milioni di anni di evoluzione, ecco, questa presa d’atto non rende la nostra natura meno vera, al contrario, la rende più vera. Chi siamo? Perché amiamo? non sono domande serie, insomma sì, in bocca ai guru hanno ancora fascino, ma tanto sarà guadagnato se riusciremo ancora a formulare le suddette questioni in termini diversi: come siamo arrivati fin qui? Come riusciamo ad amare? Galileo avviò una rivoluzione percettiva di enorme portata (ancora non ci siamo abituati) quando smise di chiedersi perché si muovono gli oggetti e si limitò a studiare come si muovono. Il fatto è che noi lettori siamo disabituati a queste nuove trattazioni, eppure, vi garantisco: potrebbe essere un bel cambio di passo leggere, per esempio, Le forme del desiderio di Jesse Bering (Codice Edizioni). Il titolo originale in inglese è Why is the Penis Shaped Like That? (Perché il pene ha quella forma lì?).

Bering si presenta così: “Da che io ricordi, ho sempre provato una sincera curiosità verso certe questioni, per così dire, inappropriate, e non ho avuto mai timore di manifestarle. Quand’ero alla scuola media chiesi alla sventurata seduta accanto a me: perché il mio pene quand’è eretto somiglia più a una scimitarra che a un pugnale? Un pene deve entrare diritto, non formare un angolo di 45 gradi”.

Bering ama la scienza, trova che sia un mondo nel quale non esistono dogmi, tabù o domande troppo assurde. Aggiunge: “Consentitemi di essere chiaro fin dall’inizio, il punto di vista è quello di uno scienziato, con una specializzazione in psicologia, ateo, omosessuale e con una predilezione per le teorie evoluzionistiche più audaci”. Che altro non sono che studi molto seri che Bering commenta e su cui riflette.

Ad ogni modo, il viaggio inizia con un’occhiata ravvicinata ai nostri genitali: perché il pene è fatto così? A cosa serve?»

Antonio Pascale, Rolling Stone (per continuare a leggere l’articolo su Rolling Stone, clicca QUI).

 

beringJesse Bering ha una predilezione per gli argomenti meno “appropriati” e per le cose “di cui è meglio non parlare”; ma nella scienza non ci sono tabù, e nessuna domanda è assurda in principio. In questa raccolta di saggi la caleidoscopica varietà delle pulsioni e dei desideri umani è esplorata dal punto di vista evolutivo e psicologico. Perché il pene ha quella forma? Perché i testicoli se ne stanno appesi in un posto tanto pericoloso? Davvero la masturbazione ci rende unici nel regno animale? Perché ci sono donne attratte solo da omosessuali? E cosa dire di cannibalismo, peli pubici, sesso anale, acne, zombie e suicidio? Bering ci accompagna a scoprirlo in questo viaggio divertente e irriverente negli angoli più nascosti, torbidi e piccanti della natura umana.

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