Le fantasie rivoluzionarie di Twitter in Turchia

Micromega

«L’immagine della studentessa turca dritta e indomita nella sua laica fermezza di fronte al getto degli idranti manovrati dalla polizia del premier integralista islamico Tayyip Erdogan, che questi giorni compare sulle pagine e sugli schermi di tutto il mondo, è destinata a diventare un’icona potente della democrazia negli anni a venire.

Quella era una dei manifestanti che a Istanbul hanno portato in piazza la celebre massima di Hikmet – il massimo poeta novecentesco loro concittadino; icona liberatoria anch’esso, con la sua storia straordinaria da rivoluzionario di professione – “Muore un albero. Si sveglia una nazione”. E la piazza si chiama “Taksim”, un nome la cui assonanza ha richiamato subito alla mente dei commentatori un’altra piazza – la cairota “Tharir” – dove due anni fa studentesse e studenti non diversi da questi avevano fatto parlare ancora una volta di “rivoluzione a mezzo Twitter”. Facile e consolatoria semplificazione che – forse – varrebbe la pena di demistificare grazie al saggio (sempre del 2011) firmato da Morozov, il giornalista di origine bielorussa che collabora a Foreign Policy e Washington Post.

Infatti a Occidente – dopo la fine della Guerra Fredda – si è radicato il facile stereotipo che promuove «la fiducia ingenua nel potenziale liberatorio della comunicazione online». A partire dalla terribile semplificazione per cui l’Unione Sovietica e il Blocco Orientale si sarebbero dissolti grazie al genio comunicativo di Ronald Reagan (oltre al contrabbando a Est di qualche fax e fotocopiatrice per l’editoria clandestina, accompagnato al sostegno di trasmissioni come Radio Free Europe e Voice of America), non per le condizioni strutturali e le contraddizioni interne del sistema sovietico. Dunque una strategia da clonare in ogni contesto, mettendo a frutto le nuove tecnologie. In particolare quelle impostesi nella nuova fase di sviluppo dei social network denominata WEB 2.0: la stagione di Facebook e di Twitter».

Pierfranco Pellizzetti, autore per noi di Conflitto. L’indignazione può davvero cambiare il mondo? su L’ingenuità della rete di Evgeny Morozov, MicroMega (per continuare a leggere, clicca QUI).

 

Evgeny Morozov - L'ingenuità della reteDivertente e dissacrante. Non è solo un bel libro da leggere: è anche una risposta provocatoria e illuminante al cyber-utopismo che circola ovunque in rete.

“The Economist”