«La vicenda del cosiddetto metodo Stamina è la cartina di tornasole della tragica condizione di declino culturale in cui versa l’Italia: di fatto, rileva le carenze funzionali (e anche strutturali) di parte delle istituzioni preposte a produrre e governare i contesti della ricerca e dell’uso di innovazioni terapeutiche largamente attese, come le cure per malattie rare e degenerative, per le quali oggi non vi sono trattamenti.
La vicenda Stamina chiama in causa un diffuso e specifico analfabetismo scientifico, particolarmente grave in Italia: un analfabetismo che non riguarda tanto la carenza di nozioni scientifiche, quanto piuttosto una radicata ignoranza e fraintesa comprensione del metodo scientifico, cioè della modalità attraverso cui si producono, in generale, delle prove a confutazione di un’ipotesi e attraverso cui, quindi, si possono stabilire anche la sicurezza e l’efficacia di un trattamento medico.
Inoltre, la vicenda Stamina rileva l’impreparazione della classe politica e delle élite culturali a capire il significato degli avanzamenti scientifici e tecnologi, da cui consegue la loro incapacità di promuovere e regolare i processi della ricerca e dello sviluppo nelle aree di frontiera della biomedicina. Nella storia in oggetto si possono altresì registrare le solite anomalie italiane: si pensi, per esempio, ai magistrati che interpretano lo stato di diritto con una licenza di onnipotenza, prescrivendo il trattamento Stamina sulla base di un’arbitraria interpretazione delle norme che regolano l’uso dei trattamenti compassionevoli, o investendo se stessi del ruolo di periti peritorum (periti dei periti).
Se è in corso un declino, vuol dire che c’è stato un tempo in cui certi fatti non accadevano, o accadevano di meno. In effetti, almeno fino a una ventina di anni fa gli episodi di ciarlataneria in medicina erano tenuti abbastanza sotto controllo, anche in Italia. Non sono mancati casi clamorosi, soprattutto nel campo delle pseudo-cure del cancro, ma forse si può affermare che la fenomenologia dell’abuso della credulità dei malati e dei loro parenti ha raggiunto per la prima volta una dimensione alquanto insolita e pericolosa con il caso Di Bella. La vicenda Stamina è solo in parte una ripetizione di quell’episodio, e lo è per quel che riguarda l’aspetto della comunicazione e la sua politicizzazione, nel senso che, come per il caso Di Bella, sono stati i mezzi di informazione a scatenare la canea e il Parlamento e il governo si sono dimostrati impreparati a gestire il problema, che se vogliamo era anche meno impegnativo – nella vicenda Di Bella, infatti, vi erano migliaia di pazienti che manifestavano nelle piazze a favore del trattamento».
Questo estratto da Le cellule della speranza. Il caso Stamina tra inganno e scienza è stato pubblicato da Internazionale (per continuare a leggere, clicca QUI).
Quindici anni dopo la vicenda che vide protagonista Luigi Di Bella, con il caso Stamina l’Italia si è nuovamente trovata alla mercé di falsi profeti. Questi, facendo leva sulle sofferenze dei malati e dei loro parenti, e sfruttando una diffusa e generale ignoranza, sono quasi riusciti a destabilizzare le regole più avanzate della medicina e della scienza, mettendo a rischio il funzionamento stesso del Servizio Sanitario Nazionale. In Le cellule della speranza alcuni esperti e protagonisti della battaglia civile condotta contro le manipolazioni politiche del caso Stamina hanno ricostruito l’intera vicenda, inquadrandola alla luce di quanto oggi succede all’estero, dove ricerca e sperimentazione clinica sono impegnate ad approfondire le conoscenze sulle cellule staminali.
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