«Sul caso Stamina siamo alla fine del primo tempo. In una metafora calcistica usata da Paolo Bianco, l’Italia, che era andata sotto di un gol, a metà gara è in pareggio. Nell’intervallo tra primo e secondo tempo varrà la pena leggere con attenzione il rigoroso saggio a più voci Le cellule della speranza. Il caso Stamina tra inganno e scienza, edito da Codice edizioni e curato dai due storici della medicina Mauro Capocci e Gilberto Corbellini.
In genere la storia ha bisogno di distanza temporale per potersi esprimere, ma in questo caso tempo non ce n’è. L’esito della vicenda Stamina è tuttora incerto e, semmai, può essere utile il confronto con altri casi – questi sì ormai affidati alla storia – nazionali (come il caso Di Bella) o internazionali (come l’olio di serpente di Clark Stanley).
È quanto provano a fare Capocci e Corbellini, affiancati da autorevolissimi protagonisti della ricerca (quella seria) sulle cellule staminali nell’ambito della cosiddetta medicina rigenerativa: il già citato Paolo Bianco, Elena Cattaneo, Michele De Luca, Gabriella Pellegrino. Sono loro i veri autori del pareggio, per tornare alla metafora calcistica, le voci che hanno tuonato forte in questi mesi, cercando un argine alla deriva a-scientifica che stava prendendo il caso Stamina.
Paolo Bianco riassume il burrascoso 2013 della vicenda Stamina, a partire dal colpo di mano, tentato dalla Stamina Foundation sotto il dicastero Balduzzi e fortunatamente sventato, di far approvare dal parlamento una normativa che trasferisse il problema dell’autorizzazione della terapia proposta da Davide Vannoni dall’ambito farmacologico a quello dei trapianti, per aggirare così i vincoli stringenti richiesti ad ogni nuova cura dalle direttive comunitarie e nazionali.
La ricostruzione di Bianco, oltre a dipanare una sorta di filo di Arianna tra vicende caratterizzate dalla frammentarietà della cronaca, ha il merito di inquadrare il caso Stamina in un più ampio contesto internazionale.
Bianco ci ricorda che oggi nel mondo non sono solo attivi i ciarlatani e un fiorente mercato nero di cellule staminali, ma anche un mercato ufficiale composto da numerose aziende biotech «disposte a percorrere la trafila regolatoria che porta all’approvazione dei prodotti terapeutici». Queste ultime tuttavia si muovono in una zona grigia con l’obiettivo di ottenere una deregolamentazione in un settore di frontiera, quello delle staminali, i cui guadagni commerciali promettono di essere assai ingenti.
Fra prodotti mai immessi sul mercato e trial clinici moltiplicati inutilmente, il mercato ufficiale – denuncia Bianco – mostra zone d’ombra cui fa da contraltare la mancanza di trasparenza in cui agiscono ciarlatani e mercato nero. La stessa opacità manifestata nei rifiuti reiterati di Stamina Foundation di rendere note procedure e metodiche applicate, fino alla richiesta di riservatezza imposta (da Vannoni) e accettata (dal ministro Lorenzin) ai membri della prima Commissione scientifica designata nel luglio scorso per verificare se ci fossero gli estremi per l’avvio di una sperimentazione del metodo Stamina (Commissione poi bocciata dal Tar del Lazio con l’accusa di mancata imparzialità).
Bene, questa opacità, che avrebbe dovuto insospettire l’opinione pubblica, risalta per contrasto ancor di più nell’intervista, inserita nel volume, a De Luca e Pellegrini, due tra i massimi esperti mondiali di trapianto di cellule staminali epiteliali, che raccontano la loro storia professionale per giungere a istituire a Modena uno dei principali Centri specializzati in medicina rigenerativa al mondo.
È tutto sotto il sole, tutto pubblicato, tutto raccontato e spiegato, anche le difficoltà (sei anni di stop quando si è in vetta perché l’adeguamento alla nuova normativa comunitaria lo impone): la lezione è che le regole si rispettano e, semmai, si chiede che si migliorino laddove sono carenti, perché questa è la sola strada che ci tutela tutti.
Scorciatoie, come il richiamo ad una libertà di cura individuale falsamente intesa, non ce ne sono. Non si può chiedere «che l’olio di serpente autoprescritto sia ordinato da un tribunale, approvato da un governo, somministrato in un ospedale pubblico e pagato dalla collettività» – scrive Bianco. Cioè non si può imporre alla collettività la libertà di cura individuale.
Ma poiché l’affaire Vannoni non ha assunto la rilevanza che ha solo per ragioni scientifiche, giustamente i curatori hanno coinvolto nella comprensione degli accadimenti anche esperti di comunicazione e psicologia, il semiologo Pino Donghi e la psichiatra Valentina Mantua».
Lucia Orlando, Europa (per continuare a leggere, clicca QUI).
Quindici anni dopo la vicenda che vide protagonista Luigi Di Bella, con il caso Stamina l’Italia si è nuovamente trovata alla mercé di falsi profeti. Questi, facendo leva sulle sofferenze dei malati e dei loro parenti, e sfruttando una diffusa e generale ignoranza, sono quasi riusciti a destabilizzare le regole più avanzate della medicina e della scienza, mettendo a rischio il funzionamento stesso del Servizio Sanitario Nazionale. In Le cellule della speranza alcuni esperti e protagonisti della battaglia civile condotta contro le manipolazioni politiche del caso Stamina hanno ricostruito l’intera vicenda, inquadrandola alla luce di quanto oggi succede all’estero, dove ricerca e sperimentazione clinica sono impegnate ad approfondire le conoscenze sulle cellule staminali.
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