«Il palmarès delle vittorie che avrebbero potuto essere si allunga. Uno legge Il bagnino e i samurai della giornalista Daniela Minerva e dell’oncologo Silvio Monfardini (Codice Edizioni) e si conferma nella triste diagnosi: siamo il paese del periodo ipotetico del terzo tipo. Se non avessimo svenduto la nostra oncologia medica, ora saremmo tra i leader di una delle industrie più profittevoli. Meno malati (nel senso di meglio curati), più soldi. E invece “la partita è stata persa, e anche l’Italia ha perso”. C’era una volta Gianni Bonadonna, che aveva sperimentato un farmaco per la cura del cancro apprezzato nel mondo. Lui e i suoi valorosi assistenti sono i samurai del titolo. C’era anche Carlo Sama, ex bagnino romagnolo sposato Ferruzzi, che dopo il suicidio di Gardini prova a ripianare i debiti vendendo l’asset più strategico: Farmitalia, che commercializzava l’adriamicina di Bonadonna (finita ad arricchire Pharmacia e poi Pzifer). É l’inizio della fine di cui il bel libro è l’anatomia. “Siamo il terzo mercato europeo del farmaco per dimensioni” scrivono Minerva e Monfardini, “abbiamo importanti capacità di spesa grazie al Servizio sanitario nazionale, possiamo contare su scienziati e medici di ottimo livello, ma siamo fuori dall’industria mondiale del farmaco, che ha fatturato lo scorso anno oltre mille miliardi di dollari e che registra una crescita annua dell’8 per cento”. Qualcosa è andato storto, e gli autori lo ricostruiscono con sdegnata passione».
Riccardo Staglianò, Il Venerdì – La Repubblica (per continuare a leggere, scarica il PDF a lato).
Il bagnino è Carlo Sama, perché negli anni Sessanta così lo chiamavano sulle spiagge della Romagna, dove il futuro amministratore delegato di Montedison, aitante ragioniere ravennate, dava il meglio di sé conquistando la rampolla dei Ferruzzi, Alessandra.
I samurai, invece, sono sei giovanotti e una ragazza con gli occhiali che hanno dato vita alla moderna oncologia medica negli anni Sessanta in una Milano innamorata della scienza, votata al progresso e non ancora “da bere”.
Due culture e due visioni del mondo antitetiche, quelle del bagnino e dei samurai, che però si sono trovate a vivere insieme la grande occasione dell’Italia: partecipare alla partita miliardaria della guerra mondiale al cancro. La partita è stata persa, e anche l’Italia ha perso.
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