Immersi nelle storie – di Marco Belpoliti per Doppiozero

Doppiozero

«Nel giugno del 2005 Steve Jobs fu invitato dall’Università di Stanford per la cerimonia di consegna dei diplomi. Guru informatico e del design, il fondatore di Apple non aveva mai ricevuto alcun diploma nel corso della sua carriera. Intrattenne gli studenti con un discorso imperniato su tre storie della sua vita. La sua performance, che si concludeva con il celebre invito, “Stay hungry, stay foolish”, era un esempio perfetto di storytelling, stile introdotto dieci anni prima nel settore management dell’industria americana.

Ben prima di lui un presidente americano, Ronald Reagan, aveva sperimentato con successo la medesima tecnica. Secondo James Carville e Paul Begala l’ex attore hollywoodiano è stato il più grande raccontatore della storia politica degli ultimi cinquant’anni, anche se la maggior parte delle sue storie, dicono i due autori, erano false.

Nel 1992 Bill Clinton era così convinto dell’importanza dello storytelling che assunse come direttore della comunicazione alla Casa Bianca David R. Gergen, che aveva avuto il medesimo posto con Reagan, repubblicano e avversario. La sua autobiografia, My Life (Knopf, 2004), pubblicata alla fine della presidenza, comincia non a caso con il ricordo dello zio Buddy, che gli ha insegnato che tutti gli uomini hanno una storia da raccontare.

(…)

O, come ha stabilito un altro guru, “le parole sono le armi del contemporaneo”. La parola, tornata così forte sulla scena, ha quasi sbalzato l’immagine, vera regina del XX secolo. Tutto questo ha avuto il suo punto di partenza nella pubblicità televisiva, ma quando all’inizio del XXI secolo è cominciato il suo declino tra le nuove generazioni, cosa è accaduto allo storytelling? Internet, i social network, sono forse nemici della narrazione? Frank Rose, un antropologo digitale, come si autodefinisce, collaboratore di “Wired”, scrive in Immersi nelle storie (Codice Edizioni) che l’arte di narrare si è solo trasformata senza scomparire. Due sono le parole chiave di questo cambiamento: partecipazione e immersività».

Marco Belpoliti, Doppiozero (per leggere l’articolo completo, clicca QUI).

 

 

Frank Rose - Immersi nelle storieNel Novecento ogni nuovo mezzo di comunicazione (cinema, radio, televisione) ha di volta in volta rivoluzionato le regole che governano l’arte della narrazione. Lo scopo però è stato per tutti sempre lo stesso: immergere il pubblico nelle storie raccontate, coinvolgerlo. Oggi, grazie alla natura sociale e collaborativa di internet, quest’arte ha raggiunto il suo massimo grado di evoluzione: lo spettatore non è più solo immerso nella storia, ma è chiamato in diversi modi a farne parte, a contribuire attivamente alla sua scrittura. Frank Rose ha studiato alcuni dei fenomeni più importanti della cultura pop contemporanea, e ha parlato con gli autori che li hanno creati. Immersi nelle storie è uno sguardo attento sul modo in cui stanno cambiando i mezzi di comunicazione e l’industria dell’intrattenimento.

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