Il dominio della Silicon Valley non è invincibile – Leonardo Filippi, Left
Left
Su Left, Leonardo Filippi intervista Evgeny Morozov, tra i protagonisti di DECODE, il simposio sulla sovranità digitale e il controllo democratico delle piattaforme e dell’economia digitale che si terrà a Torino il 5 e il 6 novembre alla Nuvola Lavazza.
Come sostenuto già in L’ingenuità della rete e Silicon Valley. I signori del silicio, per il sociologo bielorusso manca «un’adeguata lettura teorica e politica della Silicon Valley come parte integrante del capitalismo contemporaneo. Si continuano a presentare queste imprese [AirBnB, Uber, Facebook ecc., N.d.R.] come se avessero a cuore prima di tutto il bene dell’umanità. Tale situazione necessita un cambiamento, che richiederebbe una migliore comprensione dell’attrattiva ideologica delle promesse fatte dalla Silicon Valley e dai suoi difensori».
Secondo Morozov, per difendere i cittadini, la UE e i paesi europei dovrebbero «irrobustire le leggi esistenti e continuare ad approvarne di nuove come il GDPR. […] Altrimenti, l’Europa sarà solo un enorme mercato di consumatori, con a disposizione una misera capacità produttiva».
Insieme a Francesca Bria, già assessore all’Innovazione a Barcellona e tra gli ideatori di DECODE, Morozov ha ridefinito anche il concetto di smart city e protezione dei dati dei cittadini, argomento di cui si discuterà a DECODE. Di nuovo, Morozov è chiaro sulla strada che a suo avviso si dovrebbe seguire: le amministrazioni pubbliche devono avere una forte leadership, «ma anche una comprensione più profonda sia del contesto economico che di quello politico che fanno da sfondo alle tecnologie digitali. Abbiamo bisogno di mettere da parte il feticismo della partecipazione fine a se stessa; la partecipazione digitale deve essere incoraggiata solo se riesce a cambiare le condizioni strutturali in cui i cittadini si trovano. Altrimenti essa diventa qualcosa di simile a un “greenwashing” applicato in ambito digitale, in cui gli appelli dei gruppi di Facebook e dei forum online contribuiscono a cementificare meccanismi nascosti che non hanno nulla a che fare con la democrazia o la partecipazione».
