«Il bagnino e il samurai. La ricerca biomedica in Italia: un’occasione sprecata di Daniela Minerva e Silvio Monfardini racconta la storia di uno straordinario gruppo di giovani medici, i sette samurai, come li definì il loro capo Gianni Bonadonna, che tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, lavorando presso l’Istituto dei Tumori di Milano, hanno dato vita alla moderna oncologia clinica. Bonadonna e il suo gruppo hanno avuto il grande merito di avere introdotto nel nostro Paese la chemioterapia dei tumori, in un’epoca nella quale gli unici trattamenti codificati erano la chirurgia e la radioterapia. E per fare questo hanno messo a punto dei trattamenti terapeutici, che da allora sono stati riconosciuti e codificati dalla comunità scientifica internazionale, che prevedono l’impiego di diversi farmaci somministrati ai pazienti in combinazione tra di loro, e che hanno consentito di migliorare significativamente la prognosi dei pazienti. Tra questi farmaci ve ne erano due in particolare, la daunomicina e la adriamicina, che erano stati isolati in una nostra industria, la Farmitalia, sotto la guida di Aurelio Di Marco, direttore della ricerca sperimentale dell’azienda. Fu proprio da questa stretta e proficua collaborazione tra industria del farmaco e medicina clinica che potè realizzarsi questa straordinaria e mai più ripetuta impresa, che avrebbe dato una notorietà internazionale a Bonadonna, alla sua équipe, al suo istituto e alla sua città, Milano, che un editorialista del New England Journal of Medicine, la prestigiosa rivista sulla quale erano stati pubblicati i risultati di questi studi, definì una città che non era più nota nel mondo solo per il teatro alla Scala».
Domenico Ribatti, La Gazzetta del Mezzogiorno (per continuare a leggere, scarica il PDF a lato).
Il bagnino è Carlo Sama, perché negli anni Sessanta così lo chiamavano sulle spiagge della Romagna, dove il futuro amministratore delegato di Montedison, aitante ragioniere ravennate, dava il meglio di sé conquistando la rampolla dei Ferruzzi, Alessandra.
I samurai, invece, sono sei giovanotti e una ragazza con gli occhiali che hanno dato vita alla moderna oncologia medica negli anni Sessanta in una Milano innamorata della scienza, votata al progresso e non ancora “da bere”.
Due culture e due visioni del mondo antitetiche, quelle del bagnino e dei samurai, che però si sono trovate a vivere insieme la grande occasione dell’Italia: partecipare alla partita miliardaria della guerra mondiale al cancro. La partita è stata persa, e anche l’Italia ha perso.
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