Il fascino del viaggio nel tempo, tra scienza e fantasia – Maurizio Di Gioia, ArticoloTre

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«È innegabile che i viaggi temporali abbiano sempre affascinato l’uomo. Ma non molti sanno che la visione moderna che abbiamo di questo concetto, cioè basato su un dispositivo tecnologico che ci consenta di andare nel passato o nel futuro, è di fatto un pensiero recente, nato all’interno del romanzo La Macchina del Tempo di Wells, un’opera che nascondeva dietro la fantascienza una critica alla società dell’epoca, quella della prima rivoluzione industriale».

I viaggi temporali e il loro fascino sono protagonisti assoluti del saggio di James Gleick Viaggi nel tempo, finalista al prestigioso Premio Letterario Merck. Continua a leggere la recensione di Maurizio Di Gioia su ArticoloTre.

“Viaggi nel tempo” di James Gleick

Gli scrittori e il cinema ne hanno fatto un vero e proprio genere; i filosofi ci si sono spaccati la testa; la scienza li ha studiati. La possibilità che la direzione del tempo possa essere “aggiunto è diventata così una vera e propria icona della cultura popolare (e non solo) del Novecento. Tutto è iniziato nel 1895, con “La macchina del tempo” di H.G. Wells, e da allora, passando per Robert Heinlein e Philip K. Dick, ma anche Proust, Scott Fitzgerald, Kurt Gödel e Einstein, fino a “Dr Who”, “Terminator” e Woody Allen, i viaggi nel tempo non sono mai finiti. James Gleick ci accompagna in un’esplorazione che attraversa continuamente il sottile confine tra science fiction e fisica, e ci regala un affascinante affresco in cui si mescolano letteratura, cinema, filosofia e scienza.

«Un parco giochi pieno di attrazioni, che Gleick descrive con una passione contagiosa». The Wall Street Journal

«Un meraviglioso promemoria che ci ricorda che la tecnologia più potente per viaggiare nel tempo è anche lo strumento più antico che abbiamo: la capacità di raccontare». The New York Times Book Review

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