Farmitalia, l’occasione mancata

Domenica - Il Sole 24 Ore

«Un libro che racconta gli esordi dell’oncologia medica contemporanea in Italia è di interesse non solo per gli oncologi. Oltre che interessante, Il bagnino e i samurai è anche originale, perché il suo filo conduttore è una tesi ben precisa: che ci sia un nesso significativo tra la decadenza dell’industria farmaceutica e il destino dell’industria biomedica in questo Paese.

Silvio Monfardini, uno dei due autori, è uno dei samurai: è contagioso il suo entusiasmo per i tempi eroici che ha vissuto nel gruppo d’avanguardia guidato da Gianni Bonadonna all’Istituto Nazionale Tumori (Int) di Milano; e la sua nostalgia a tratti è un po’ malinconica. L’altro autore del libro è Daniela Minerva, una dei migliori tra i nostri giornalisti nel settore sanità e ricerca scientifica. Farmitalia, divenuta nel 1978 Farmitalia-Carlo Erba controllata dal gruppo Montedison (che era nata nel 1966 dalla fusione tra Montecatini ed Edison) e che era collegata con Eni in Eni-Mont, aveva acquisito rinomanza internazionale con l’adriamicina, a tutt’oggi uno dei più importanti farmaci anti-tumorali.

È narrata con verve la storia degli ultimi anni di Farmitalia, fino al triste epilogo nel 1993: fu venduta a Kabi-Pharmacia (Svezia), e gestore dell’affare fu Carlo Sama, popolare sulle spiagge adriatiche e detto perciò il bagnino. La prima impressione del lettore è che l’epiteto sia ingiusto nei confronti dei bagnini, che tante volte salvano vite: è difficile credere che lo scopo di Sama fosse salvare la Montedison, il cui indebitamento era circa 20 volte il prezzo di vendita di Farmitalia. Se abbia avuto più peso l’indifferenza, o l’incompetenza, o l’avidità, o lo stato di necessità, o quali secondi fini potessero esservi, non è dato di sapere. Certo è invece che la perdita di un centro che aveva avuto grande successo annunciò il collasso dell’industria farmaceutica italiana».

Lucio Luzzatto, Domenica Il Sole 24 Ore* (per continuare a leggere, scarica il PDF a lato).

*Nota: aprendo il PDF, si noterà che il nome che compare a firma dell’articolo è Sergio Luzzatto, e non Lucio. Ebbene: è un errore di stampa. L’articolo è di Lucio Luzzatto, come abbiamo scritto qui.

 

Daniela Minerva, Silvio Monfardini - Il bagnino e i samuraiIl bagnino è Carlo Sama, perché negli anni Sessanta così lo chiamavano sulle spiagge della Romagna, dove il futuro amministratore delegato di Montedison, aitante ragioniere ravennate, dava il meglio di sé conquistando la rampolla dei Ferruzzi, Alessandra.
I samurai, invece, sono sei giovanotti e una ragazza con gli occhiali che hanno dato vita alla moderna oncologia medica negli anni Sessanta in una Milano innamorata della scienza, votata al progresso e non ancora “da bere”.
Due culture e due visioni del mondo antitetiche, quelle del bagnino e dei samurai, che però si sono trovate a vivere insieme la grande occasione dell’Italia: partecipare alla partita miliardaria della guerra mondiale al cancro. La partita è stata persa, e anche l’Italia ha perso.

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