Eugenetica tabù

«Di eugenetica non si può parlare. Perché è un’idea nazista, con cui Hitler ha voluto prima eliminare i deboli, poi gli indesiderabili, e che è culminata nella tragedia della Shoah. Carlo Alberto Defanti, nel suo “Eugenetica: un tabù contemporaneo” (Codice Edizioni, Torino, 2012), racconta come l’idea controversa di migliorare la specie  con la genetica è nata nella seconda metà dell’Ottocento in “casa” Darwin, per opera del cugino Francis Galton, e si è diffusa in Europa e nel Nord America, generando programmi di vario genere, sino agli anni settanta del secolo scorso e oltre. Qua e là se ne trova traccia anche oggi. Forse il tabù è ammettere che non solo i nazisti hanno cercato di esercitare un controllo sociale sulla riproduzione e sui suoi esiti. Mentre i sostenitori della sacralità della vita non vogliono sentir parlare di contraccezione, aborto, eutanasia, neanche in termini di scelta individuale».

Inizia così l’articolo di Roberto Satolli sull’ultimo numero di Scienze – L’Espresso.

Eugenetica: un tabù contemporaneo è senz’altro un libro scritto per far discutere: il tema che tratta -l’eugenetica, appunto- non è semplice, non è ben visto, non è “facile”, come dice anche l’articolo sopracitato.

Eugenetica : un tabù contemporaneoIn quest’opera Defanti, uno degli studiosi italiani di bioetica più noti, offre un approccio chiaro e informato all’argomento, utilizzando toni pacati e non sensazionalistici, fortemente critica nei confronti delle pericolose semplificazioni che rischiano di appiattire il dibattito su un tema di per sé provocatorio e scottante.