Matteo Meschiari su DoppioZero dedica un articolo a Volere la Luna di Richard Wiseman.
A pochi giorni dal cinquantesimo anniversario dell’allunaggio – che, ricordiamolo, è avvenuto davvero – proliferano i libri sulla missione dell’Apollo 11, ma Volere la Luna «si stacca dagli altri per due ragioni: si concentra sui protagonisti minori della missione Apollo 11, si sforza di ricostruire un’atmosfera psicologica virtuosa dimostratasi indispensabile per realizzare un progetto pressoché impossibile. Un po’ come se oggi si annunciasse l’imminenza di un viaggio interstellare verso Alpha Centauri».
«Il libro di Wiseman ha poi una carica supplementare perché dall’analisi storica passa con disinvoltura a una dimensione più pragmatica: dall’esperienza del centro spaziale chiunque può trarre spunti molto concreti per migliorare i propri obbiettivi. […] Nello smarrimento, nell’onda di suggestioni apocalittiche, nel crollo di vecchie ideologie ormai inutili per ripensare le azioni umane in vista del collasso ambientale, stentiamo a trovare una pista praticabile, una soluzione convincente, una via di uscita.
Per questo il libro di Wiseman è importante. Perché parlando di un’avventura scientifica e umana consumatasi mezzo secolo fa, suggerendo al lettore delle tattiche di successo personale, ci dice in realtà una cosa fondamentale: la soluzione del problema-terra non va delegata a qualche grande cervello dell’economia, dell’ingegneria, della politica, non può limitarsi a essere la scelta illuminata di un’élite che, lo sappiamo, penserà prima di tutto a se stessa, ma potrà e dovrà passare attraverso le capacità immaginative e creative di tutti, anche di chi è povero, di chi non ha studiato al college, e magari è ancora troppo giovane per essere preso sul serio da una società guidata da vecchi.
L’agenda è semplice: immaginare come forma di resistenza, come lotta creativa, verso un piano collettivo in grado di salvare tutti. Dalla luna alla terra, quindi, perché un realismo utopico è impossibile e necessario.»