– Nuove uscite –
Saggistica: Il mito infranto di Antonio Galdo
Dal 22 gennaio in libreria e in e-book il primo libro Codice del 2025, Il mito infranto di Antonio Galdo.
«Se avete letto Cosmicomic (o anche Il buio oltre le stelle), sapete che ad Albert Einstein non andava proprio giù l’idea che l’universo avesse avuto un’origine. Il primo modello cosmologico proposto da Einstein nel 1917 (che poi è anche il primo modello cosmologico moderno, ovvero basato sulla teoria della relatività generale) descriveva un universo statico, che non cambiava nel tempo. Nel 1929, in seguito alle osservazioni e agli studi di Edwin Hubble e Milton Humason, venne fuori che le galassie si allontanavano con una velocità proporzionale alla loro distanza, e il modello statico di universo fu abbandonato. L’allontanamento delle galassie fu interpretato come un’evidenza che l’universo fosse in espansione a partire da un momento definito nel passato. Da qui iniziò la storia del modello del “big bang”, che oggi sappiamo essere la migliore descrizione dell’evoluzione dell’universo osservabile. (Per inciso, l’ipotesi che Einstein introdusse per rendere statico l’universo, la cosiddetta “costante cosmologica”, fu inizialmente considerata la sua più grande cantonata, ma poi è tornata in auge e oggi è uno dei grandi problemi aperti della fisica teorica.)
Ma, a quanto pare, Einstein non gettò la spugna molto facilmente. Si scopre, racconta Nature, che nel 1931, consapevole dei risultati di Hubble, egli tentò di elaborare un modello in cui l’universo, pur espandendosi, restava, in media, sempre nelle stesse condizioni fisiche. Non un modello statico, quindi, ma “stazionario”. In pratica, un universo perennemente uguale a se stesso, senza un’origine definita nel tempo, in cui la diminuzione di densità dovuta all’espansione viene compensata da una continua creazione di materia. Qualcuno riconoscerà in questo tentativo un’anticipazione del modello che, molti anni più tardi, diventò l’unico vero rivale del big bang, prima di essere confutato dalla scoperta della radiazione cosmica di fondo: il modello di stato stazionario proposto da Hoyle, Bondi e Gold.
Il modello stazionario di Einstein è venuto a galla recentemente tra le carte conservate nell’archivio Albert Einstein della Hebrew University of Jerusalem. I calcoli compaiono all’interno di quattro pagine scritte a mano, in tedesco, fino a oggi ritenute la bozza di un articolo pubblicato da Einstein nel 1931. Ma secondo gli autori di uno studio apparso all’inizio di febbraio su Arxiv (che contiene anche la traduzione inglese degli appunti), le cose non stanno esattamente così».
Amedeo Balbi, Il Post (per continuare a leggere, clicca QUI).
Amedeo Balbi ha pubblicato con noi Il buio oltre le stelle. L’esplorazione dei lati oscuri dell’universo e (appena uscito) Cosmicomic. Gli uomini che scoprirono il Big Bang.
1964, Holmdel, New Jersey. Mentre mettono a punto un’antenna, due giovani radioastronomi captano un fastidioso, onnipresente rumore di fondo. Inizia così un’investigazione che li porterà a ripercorrere a ritroso mezzo secolo di storia della scienza, tra scoperte sensazionali e intuizioni ingiustamente trascurate, seguendo le tracce di scienziati noti e meno noti: dai mostri sacri Einstein e Hubble al prete-scienziato Lemaître, dal dissacrante Gamow all’eretico Hoyle. Ognuno di loro ha intravisto un pezzo della soluzione, ma nessuno è riuscito a ricostruire il quadro completo. E mentre la storia si dipana, prende corpo la possibilità che dietro a un banale ronzio possa nascondersi qualcosa di molto più importante, la risposta a domande che l’umanità si è posta fin dalla sua infanzia: come e quando è iniziato tutto quanto?
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