Lo sapevi che…? Cinque curiosità su Darwin

Oggi non esiste persona al mondo che non sappia chi è Charles Darwin, ma quanto lo conoscete davvero? In occasione del Darwin Day (LEGGI LO SPECIALE) vi sveliamo cinque curiosità sul più grande naturalista di tutti i tempi.

 

young darwinLO STUDENTE SVOGLIATO

La storia del giovane Charles Darwin comincia con un ragazzo un po’ svogliato, ozioso e non particolarmente portato alla disciplina, che invece di studiare medicina – a Edimburgo, nel 1825 – si dedica a impagliare uccelli. Due anni dopo, abbandonate le velleità di diventare medico, si iscrive al Christ’s College di Cambridge, sperando di essere almeno un buon prete. Ma anche in questo caso l’interesse per la storia naturale, la geologia e l’entomologia hanno la meglio. Il 24 agosto 1831, John Stevens Henslow, professore di botanica che aveva incoraggiato Darwin nei suoi interessi, lo raccomanda per la spedizione naturalistica del Beagle: “L’ho dichiarato in base al presupposto che siete un Naturalista rifinito a tutti gli effetti, ampiamente qualificato per raccogliere, osservare e annotare qualsiasi cosa sia degna di essere notata in Storia naturale”.

 

darwin lettersLA SETE DI CONOSCENZA

Il 5 settembre 1831, ormai pronto a partire, Darwin scrive alla sorella Susan: “C’è un momento culminante nelle vicende degli uomini, e io l’ho sperimentato, mentre vi avevo completamente rinunciato fino all’una di oggi”. Con quel viaggio tutta la sua vita sarebbe radicalmente cambiata. I termini con cui descrive al padre la sua esperienza non lasciano dubbi: Darwin ha finalmente trovato la sua strada. “Soltanto una persona che ami la Storia Naturalistica può immaginare il piacere di passeggiare sotto le palme di cocco, in un boschetto di banani e di piante di caffè, tra un’infinità di fiori selvatici. […] Spiegarne i colori a un cieco sarebbe proficuo quanto tentare di far capire a una persona che non si è mai allontanata dall’Europa la totale dissimilarità di un panorama tropicale” (Lettera dell’8 febbraio – 1° marzo 1832).

 

Darwin-BeagleA BORDO DEL BEAGLE

Il diario del viaggio che Darwin fece a bordo del Beagle, e che pubblicò col titolo “Viaggio di un naturalista intorno al mondo” è anzitutto bel libro di viaggi e di avventure. Non troverete nelle sue pagine riferimenti precisi alla teoria della selezione naturale, mentre le descrizioni di luoghi, animali, persone, tracciano il racconto affascinante di una avventura che va ben al di là dei suoi aspetti scientifici. Erano ancora gli anni nei quali esplorare il pianeta Terra aveva lo stesso fascino dei moderni racconti di fantascienza, nei quali una pattuglia di esploratori spaziali raggiunge pianeti lontani. Il comandante dell’HMS Beagle – l’acronimo HMS significa Her Majesty Ship, ovvero Nave di Sua Maestà – era il Capitano Robert FitzRoy.  Quando il brigantino raggiunse il Sud America, il capitano ebbe un collasso nervoso e decise di rassegnare le dimissioni, facendosi sostituire dal suo vice, il luogotenente John Wickham, il quale però si dichiarò subito non disposto ad assumersi la responsabilità di condurre la nave oltre Capo Horn entrando nell’Oceano Pacifico, distesa d’acqua che, dopo aver risalito le coste occidentali del continente sudamericano ed esplorate le Isole Galapagos, il Beagle avrebbe dovuto attraversare. Passarono alcuni mesi di grande indecisione, al termine dei quali FitzRoy decise di riprendere il comando e proseguire la spedizione, quando il programma di viaggio era già stato cambiato, e prevedeva ormai il ritorno in Inghilterra. Se FitzRoy non avesse cambiato idea Charles Darwin non avrebbe visitato le Galapagos, le isole che più di tutte gli avrebbero ispirato l’intuizione fondamentale della teoria evoluzionista.

 

Darwin-e-la-tartarugaDARWIN CONTRO LA SCHIAVITÙ

Darwin si scaglia duramente contro la schiavitù. Colpiscono le pagine che scrive dopo aver visitato Rio de Janeiro, sconvolto dalla crudeltà delle pratiche usate contro gli schiavi. Ma ben diverso è l’approccio nei confronti delle civiltà indigene. Considera selvaggi coloro che, come i fuegini – gli abitanti della Terra del Fuoco – vivono secondo stili di vita per lui inconcepibili. E quando il comandante del Beagle, Fiz Roy, restituisce alla Terra del Fuoco alcuni suoi abitanti, “prelevati” in un viaggio precedente allo scopo di “civilizzarli” in Inghilterra, Darwin si limita ad annotare con rammarico che erano rapidamente tornati dei selvaggi. Da buon inglese del XIX secolo, considera “la perfetta uguaglianza fra gli individui che compongono le tribù fuegine” come la principale causa del loro ritardo nella civilizzazione: è il “sistema Cambridge”, il pilastro della dottrina sociale (e coloniale) inglese, di cui il naturalista è imbevuto e che prevede una ferrea gerarchia sociale. Darwin non può sapere che molte delle culture che incontrerà sarebbero sparite di lì a poco, non perché convertite alla civiltà, ma perché cancellate dalla devastazione ambientale, dalle malattie portate dagli occidentali e dall’imposizione di uno stile di vita estraneo: culture che oggi avrebbero molto da insegnarci su come vivere nel rispetto dell’ambiente naturale.

 

Origin_of_SpeciesLA PRIMA TEORIA DELL’EVOLUZIONE

L’8 settembre 1844, in una lettera al botanico Joseph Dalton Hooker, tratteggia per la prima volta la sua teoria: “La conclusione cui sono giunto è che le aree in cui le specie sono più numerose sono quelle che più spesso sono state divise e isolate da altre aree […] l’isolamento è l’elemento concomitante o la causa principale della comparsa di nuove forme”.La sua sicurezza è ormai tale che quattro anni dopo aggiunge: “Non mi importa quel che pensi, la mia teoria della specie è vangelo” (Lettera a Hooker del 10 maggio 1848). Seguono una serie di ricerche estenuanti che metteranno a dura prova la sua pazienza: “Oggi sono alquanto demoralizzato a causa dei miei esperimenti. Tutto è andato male: i colombi pavoncelli hanno strappato le penne ai colombi gozzuti […] i pesci del Giardino Zoologico mangiano i semi e poi li sputano – i semi affondano nell’acqua salata – tutta la natura è perversa e non vuole fare a modo mio” (Lettera a Fox del 7 maggio 1855). Ma ancora non sa decidersi a una pubblicazione vera e propria e, all’invito di Charles Lyell a tutelarsi, risponde: “Detesto alquanto l’idea di scrivere per stabilire la mia priorità, ma certamente sarei alquanto contrariato se qualcuno dovesse pubblicare le mie teorie prima di me” (Lettera del 3 maggio 1856).

 

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