La caccia al 96% del cosmo che ancora ci sfugge

«Edwin Hubble, uno dei più grandi astronomi del XX secolo, diceva che la storia dell’astronomia è una storia di orizzonti che arretrano. Hubble fu il primo a provare che esistono altre galassie oltre alla nostra Via Lattea, e in seguito mostrò che esse appaiono allontanarsi da noi con una velocità proporzionale alla loro distanza. Due scoperte che gettarono le basi per la cosmologia moderna, mostrando non solo che l’Universo era molto più grande di quanto si fosse sempre pensato, ma anche che si espandeva col passare del tempo. Dalle scoperte di Hubble è passato quasi un secolo e da allora gli orizzonti della nostra conoscenza si sono spinti molto più in là. Oggi abbiamo un quadro accurato dell’intero Universo osservabile e dei meccanismi fisici che lo hanno plasmato e siamo in grado di risalire a ritroso nella storia del cosmo verso le sue fasi primordiali, fino a un evento, avvenuto circa 14 miliardi di anni fa, che comunemente chiamiamo Big Bang. Tuttavia, ci sono ancora molte domande sull’Universo a cui la ricerca non ha trovato una risposta. Passarle in rassegna può aiutarci a capire quale potrebbe essere la nostra mappa dell’Universo nel prossimo futuro o, se non altro, in che direzione potrebbero arretrare i suoi orizzonti.

Una delle questioni aperte riguarda la composizione stessa del cosmo. Negli ultimi decenni siamo riusciti a fare un inventario di tutta la materia ed energia presenti nell’Universo osservabile. Il risultato è stato sorprendente. Tutti i dati sembrano indicare che solo il 4% circa del contenuto dell’universo è fatto di atomi: la materia che ci è più familiare, dunque, non è che una piccola frazione di ciò che esiste. Il cosmo sembra fatto per la maggior parte di materia ed energia, la cui natura è ancora poco compresa. Questa componente dominante sfugge a un’osservazione diretta. É oscura: non emette o assorbe radiazione elettromagnetica e interagisce con la materia visibile solo attraverso la gravità. Ed è proprio grazie a questa interazione che siamo riusciti, indirettamente, ad accorgerci della sua esistenza. Una parte della componente oscura del cosmo (il 25% circa) si presenta aggregata in una vasta rete, una complessa impalcatura che innerva l’intero Universo e su cui si innestano le più grandi strutture visibili: dalle singole galassie, fino agli immensi ammassi che ne contengono diverse migliaia. La materia oscura che forma il collante gravitazionale dell’architettura cosmica è presumibilmente composta da particelle elementari massicce, ma estremamente elusive, che finora non è stato possibile osservare nei laboratori terrestri. Ma è plausibile che ciò avvenga in un futuro non troppo lontano».

Amedeo Balbi, Tuttoscienze – La Stampa (per continuare a leggere, scarica il PDF a lato).

 

Amedeo Balbi, autore per noi di Il buio oltre le stelle. L’esplorazione dei lati oscuri dell’universo sarà ospite al Wired Next Fest di Milano domani alle 14.30. Tutti i dettagli QUI.

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