Jeffrey Sachs sulla povertà – Speciale Davos

«Ho sempre creduto che gli aiuti dall’estero fossero uno strumento di sviluppo economico. Non è una posizione semplice da portare avanti, specie negli Stati Uniti, dove pubblici fraintendimenti, politica e ideologia tendono tutti/e a rendere questo discorso degli aiuti un argomento di dibattito per molti. Eppure le evidenze recenti dimostrano che i contributi allo sviluppo, se progettati e distribuiti nel modo corretto, funzionano eccome, e salvano la vita ai poveri, aiutando anche la crescita economica. Sulla base di questa evidenza, infatti, Bill e Melinda Gates hanno scritto una lettera molto importante destinata al grande pubblico, in cui sottolineano quanto siano fondamentali ed efficaci gli aiuti esteri.

Come dimostra l’esperienza, è possibile usare la nostra intelligenza, le abilità di management, la tecnologia e il “learning by doing”, cioè la capacità di imparare facendo, per creare programmi d’aiuto di grande efficacia che possano salvare vite e promuovere lo sviluppo. Tutto questo dovrebbe essere fatto in collaborazione globale tra le comunità nazionali e quelle locali -prendendo naturalmente in considerazione caso per caso le circostanze particolari-. Le prove che abbiamo dimostrano la validità di quest’approccio».

Jeffrey Sachs (per leggere la versione originale -in inglese- dell’articolo, clicca QUI).

 

Quest’articolo fa parte dello Speciale Davos che in questi giorni stiamo dedicando appunto al World Economic Forum di Davos. Cliccando sul tag “Speciale Davos” in fondo all’articolo potrete mano a mano rimanere aggiornati su tutti i contributi che inseriremo.

 

Jeffrey Sachs, docente alla Columbia University di New York, dove dirige l’Earth Institute, è tra gli economisti più importanti al mondo. Con noi ha pubblicato Il prezzo della civiltà. La crisi del capitalismo e la nuova strada verso la prosperità.

Jeffrey SachsIl prezzo della civiltà non solo indaga le cause della recessione globale, che si è ormai palesata come una crisi strutturale delle democrazie capitaliste occidentali, ma offre anche una speranza, la ricetta per una soluzione, difficile ma concreta e praticabile. L’ampiezza di sguardo e la capacità analitica pongono Jeffrey Sachs a pieno titolo tra i pensatori più influenti di questi anni. La diagnosi è netta e non lascia alcun dubbio: una società in cui l’1 per cento della popolazione (manager strapagati, banchieri ed élite economiche) detiene la maggior parte della ricchezza, lasciando il restante 99 per cento alla deriva, è una società ingiusta, che mai potrà sperare in una qualsiasi ripresa. L’unica soluzione possibile è pagare il prezzo della civiltà: una più equa distribuzione del carico fiscale (è tempo che i ricchi facciano la loro parte è uno dei messaggi chiave del libro, potente nella sua semplicità), un profondo rispetto delle necessità dei più bisognosi, e la consapevolezza che le virtù personali e civiche sono il collante che tiene assieme una società sana.

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