Kevin Kelly

Il grafico non mostra mai che cosa succede dopo

«Da molti anni il sovrappopolamento è in cima alla lista dei problemi. La prospettiva di un numero troppo alto di persone in un pianeta finito suscita timori per l’ambiente: dall’inquinamento al riscaldamento globale. Molte coppie hanno deciso di non avere figli, o di averne soltanto uno, per fare la loro parte nella lotta al sovrappopolamento. In Cina, il figlio unico è una scelta forzata.
La popolazione mondiale continuerà a crescere per almeno altri quarant’anni, ma le tendenze demografiche già pienamente in atto mostrano in modo chiaro che esiste una minaccia molto più grande: il sottopopolamento globale.
Può sembrare un timore assurdo, a prima vista. Abbiamo visto tutti il grafico ufficiale della crescita prevista della popolazione umana, una curva in costante ascesa dai 6 miliardi di oggi fino al 2050, quando toccherà l’apice. L’ammontare di questo apice viene continuamente ridimensionato dagli esperti: al momento, i demografi delle Nazioni Unite prevedono che si arriverà a 9,2 miliardi di esseri umani. Forse si sbagliano di un miliardo o giù di lì, ma in generale il grafico è corretto.
La cosa curiosa, però, è che il grafico non mostra mai che cosa succede una volta superato il picco, al punto che ormai nessuno se lo chiede più. Forse nessuno se lo chiede perché fa paura».

 

Questo è l’inizio dell’articolo che Kevin Kelly, fondatore di Wired e autore per noi di Quello che vuole la tecnologia, ha scritto per NòvaIl Sole 24 ore. Potete leggere l’articolo completo scaricando il PDF a lato.

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