– Nuove uscite –
Saggistica: Il mito infranto di Antonio Galdo
Dal 22 gennaio in libreria e in e-book il primo libro Codice del 2025, Il mito infranto di Antonio Galdo.
«No, non siamo tutti Charlie, come scrive perfettamente Cass Mudde su OpenDemocracy: prima di tutto perché non ne condividiamo l’ostinazione. Se ciascuna delle persone che ha manifestato in queste ore così vivo interesse per la libertà di espressione e di satira lo avesse fatto nei 364 rimanenti giorni dell’anno, probabilmente oggi non saremmo costretti a fronteggiare una vera e propria emergenza democratica, cui nessuna conversazione in rete, nessuna campagna di solidarietà via hashtag e nessuna condivisione delle vignette di Charlie Hebdo potrà mai sopperire. Perché è bene ricordarlo: è più semplice colpire bersagli isolati che un popolo intero che difende il suo diritto di sfottere Dio, se gli aggrada.
Dire #JeSuisCharlie è semplice. Invece opporsi ai pregiudizi più forti e giovani della nostra contemporaneità, molti dei quali riguardano l’Islam, costa fatica, a volte perfino punizione sociale e professionale. Stéphane Charbonnier si è messo in gioco, dicendo giustamente che non si possono incolpare delle vignette per l’operato di Al Qaeda; che è meglio rischiare la vita che autocensurarsi. E che non possiamo abbandonarci alla paura, perché cedere al terrore significa perdere la democrazia. Che straordinario rispetto dell’integrità morale del proprio mestiere e della propria umanità. Un rispetto che da solo costituisce la più grande sconfitta dei terroristi, che non possono capire e apprezzare; soprattutto, che non possono inserire nella propria visione del mondo, chiusa nei dogmi e nell’assolutismo.
E invece troppe volte in queste ore ho dovuto leggere le domande, i distinguo di chi ha pensato che tutto sommato quelle vignette erano troppo “forti”, eccessive. Troppo libere, in una parola, per chi vuole che le conversazioni – in rete e fuori – debbano essere “civili” o soffocare; e pace se ciò significa storicamente allinearsi agli interessi del potere costituito, come ricorda sempre Mudde nel passaggio più riuscito del suo già perfettamente riuscito argomentare. Rinunciare a una parte lecita dell’esprimersi. Farlo senza motivo se non per conformismo e, al fondo, servilismo. Quindi no, la satira non accetta definizioni: è “stupida e cattiva“, e si arroga il diritto di esserlo. E noi, accettandolo, abbiamo accettato di vivere in un mondo più libero».
Fabio Chiusi, Wired (per continuare a leggere sul sito di Wired, clicca QUI).
Fabio Chiusi, giornalista, ha pubblicato con noi Critica della democrazia digitale. La politica 2.0 alla prova dei fatti.