Sirena

Barnum sapeva che il pubblico preferisce i sogni alla verità – Un video e un estratto da Il circo elettrico delle sirene

Qui di seguito vi mostriamo un bel video inviatoci da Emanuele Coco (e girato da Giuseppe Coco), autore per noi di Il circo elettrico delle sirene, che costituisce una sorta di breve booktrailer: l’attore Salvo Piro recita infatti un piccolo estratto dal terzo capitolo del libro, intitolato L’esposizione del sogno. Dai mostri immaginati alle meraviglie naturalizzate, ovvero: timorosi, zoologi e falsari.



Qui quello stesso estratto, più il seguito:

 

Sirena

 

«Si tratta di un falso. Così aveva risposto l’esperto di scienze naturali a cui Barnum aveva chiesto un parere sull’autenticità sulla Sirena. «Da cosa lo capite?». «Dal fatto che non credo nelle Sirene», aveva risposto lo studioso.
Moses Kimball, proprietario del Museo di Boston, aveva portato l’esemplare a Barnum pochi giorni prima. Si trattava di un oggetto dalla storia avvincente. Nel 1822, il capitano Samuel Barrett Eades, al comando del mercantile Pickering, di proprietà dell’armatore londinese Stephen Ellery, aveva incontrato casualmente dei tedeschi che vantavano il possesso di una Sirena essiccata. Quando i due uomini si decisero a mostrargli quel pezzo di storia del mondo, Eades non riusciva a credere ai propri occhi: una piccola, scheletrica, indifesa Sirena dagli occhi spiritati si trovava tra le sue mani. Esploratori, sapienti, filosofi e poeti di tutte le ere si erano accaniti a cercare quelle creature misteriose in mare, e lui adesso aveva in mano la prova della loro esistenza. Non solo, scopriva infine il segreto del loro corpo. Osservando attentamente l’esemplare di Sirena dei tedeschi era possibile cogliere le proporzioni delle braccia, la forma della coda, la consistenza delle natiche o del piccolo seno affiorante sul busto. Alle domande di Eades sulla provenienza i due spiegarono che la Sirena era stata recuperata da un pescatore giapponese. Il poveretto non poteva certo capire il valore di quel ritrovamento e aveva ceduto la Sirena per una cifra ragionevole. I due, decisi a tornare in patria e cambiare vita, l’avevano recuperata ed erano intenzionati a venderla per 5000 dollari spagnoli. Si sarebbero dunque messi presto in viaggio per cercare un acquirente in patria. Eades fu folgorato. Finalmente un colpo di fortuna si presentava nella sua vita. Da anni anche lui aspettava un’occasione per cambiar destino, un affare che gli permettesse di abbandonare quelle navigazioni interminabili. Se avesse avuto la Sirena avrebbe potuto farla fruttare.

Il problema è che Eades non aveva 5000 dollari. Una fortuna all’epoca. E non aveva modo di dissuadere i due viaggiatori dalla loro intenzione di ripartire. Dopo aver rimuginato una notte intera trovò la soluzione. L’indomani mattina vendette la nave e comprò la Sirena. Quando giorni dopo Eades contattò l’armatore Ellery per dirgli candidamente che l’imbarcazione era stata venduta, questi non riusciva a credere alle proprie orecchie. Eades arrivò a Londra nel settembre del 1822. La dogana che era stata allertata da Ellery, il quale gli confiscò immediatamente la Sirena. Malgrado le sue proteste l’esemplare restò sotto sequestro per diverse settimane. Gli uffici preposti volevano inoltre valutare se fosse necessaria una quarantena e se ci fossero dazi da imporre al proprietario. Dopo una serie di lungaggini le cose andarono per il verso giusto. Eades riebbe la Sirena e si adoperò subito per farla fruttare. Qualche giorno dopo una locandina annunciava: «La Sirena! Lo stupore del mondo, la meraviglia di ogni epoca, la passione dei filosofi, degli storici e dei poeti! Il sorprendente prodotto della natura può essere ammirato al 59 di St. James Street, ogni giorno esclusa la domenica, dalle dieci alle cinque. Ingresso uno scellino». Fu un successo. Ogni giorno circa tre-quattrocento persone spesero il proprio scellino per entrare. L’esposizione era sostenuta anche da una serie di articoli usciti sul Gentlemen Magazine. Particolarmente favorevoli furono quelli di un certo dottor Price, secondo cui il ritrovamento della Sirena di Eades scriveva di certo una nuova e importante pagina della storia naturale. Chi vuole rimanere fortunato deve prepararsi con astuzia a ingannare il futuro. É una regola universale. La buona sorte dura poco se non è aiutata dagli artifici dell’ingegno. Un dettaglio che Eades aveva del tutto ignorato. L’armatore Ellery si presentò un mattino per riavere indietro i propri soldi, o almeno una parte degli utili provenienti dalla Sirena. Eades si rifiutò di dargli quel che gli doveva, così Ellery ricorse al tribunale. Corollario alla regola: quando la fortuna smette di sorridere, il destino apre le porte ad ogni possibile sventura. E infatti, in quei giorni accadde di peggio. Due importanti anatomisti londinesi pubblicarono un articolo decisamente imbarazzante. Era stato lo stesso Eades a contattarli tempo prima nella speranza di far scrivere loro qualcosa che potesse mettere a tacere le lingue che cominciavano a parlare di “falso”, “inganno”, “frode”.

Eades, maldestro tanto con la sorte quanto con i due studiosi, riuscì invece a incassare l’esatto contrario. Indispettiti da vari inconvenienti i due accademici stilarono alla fine un’esatta disamina di quello che la Sirena era in realtà: un falso bello e buono! Il cranio e il busto erano di una femmina di orango. Le mascelle e i denti erano stati presi da un babbuino. La pelle del viso era artificialmente unita a quella del cranio, congiunta a livello degli occhi e del naso. Le orecchie erano state costruite ripiegando lembi di questa pelle. Gli occhi erano finti. Le ossa delle braccia erano state segate al fine di ridurle alle dimensioni tipiche della specie umana (anche se il lavoro era stato eseguito alla perfezione si poteva avvertire la sporgenza dell’osso segato al di sotto della pelle). I seni erano stati creati con un riempimento artificiale. Le unghie erano ricavate da materiale corneo. La parte inferiore era probabilmente una grossa sottospecie di salmone. Lo scontro nei giorni a seguire fu concitato. Malgrado una serie di disperati tentativi e repliche, Eades alla fine dovette rinunciare al sogno di una vita migliore. Nessuno fu più disposto a perdere tempo dietro alla sua Sirena. La mostra ormai priva di visitatori fu chiusa. Eades dovette lavorare per il resto della sua vita al servizio di Ellery per ripagare il debito che aveva contratto. Alla sua morte, tutto quello che poteva lasciare al figlio era lo scheletro mummificato di una falsa Sirena».

Tratto da Il circo elettrico delle sirene, di Emanuele Coco

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